Niente lapidi, solo musica
Oranienburg, città del circondario di Berlino distante circa 35 chilometri a nord dalla capitale tedesca, fu sede del Campo di concentramento di Sachsenhausen aperto dal Reich il 12 luglio 1936 nel territorio di Sandhausen; i primi deportati giunsero da Esterwegen, in seguito da Lichtenburg e Sachsenburg.
Nelle zone limitrofe al Campo sorsero fabbriche della AEG, Brabag, Daimler–Benz, Daw, Dest, Heinkel, IG Farben, Krupp, Siemens, UFA; a partire dal 1941 il Reich avviò un piano di eliminazione dei prigionieri di guerra sovietici, 10.000 militari dell’Armata Rossa furono fucilati in 10 settimane.
Sachsenhausen aveva una particolare planimetria triangolare che permetteva il controllo dell’intera zona dei Block dalla punta estrema del Lager utilizzando poche guardie dalla torretta dell’ingresso; vantaggio che fondamentalmente scomparve con l’arrivo massiccio di deportati ebrei nel 1943 in quanto si rese necessario costruire nuovi Block a griglia quadrata presso l’area sudorientale del Lager (nell’area sudoccidentale sorgevano i Block degli esperimenti medici).
Nella struttura adiacente il Campo – oggi sede di una Scuola di Polizia – gli ufficiali SS venivano indottrinati sulle tecniche da adottare nei riguardi dei deportati in previsione di sbarchi dai treni, esecuzioni di massa e altro; a Sachsenhausen veniva stockato il Ziklon B utilizzato a Birkenau, nel Campo fu allestita una piccola camera per testare il gas (non risultano gasazioni di persone fisiche).
Al termine della Guerra, notevoli quantità di Ziklon B stockato rimasero giacenti a Sachsenhausen; il dittatore iracheno Saddam Hussein chiese invano al governo della ex Repubblica Democratica Tedesca quel Ziklon B allo scopo di utilizzarlo contro i curdi nella guerra Iran–Iraq (1980–1988).
Da dicembre 1944 le esecuzioni tramite fucilazione si moltiplicarono in coincidenza dell’arrivo di deportati da Campi evacuati a causa dell’avanzata sovietica; il Campo fu liberato il 22 aprile 1945.
Durante il periodo della Germania comunista era possibile erigere lapidi commemorative nel boschetto antistante l’ingresso del Lager ma soltanto a memoria di oppositori politici del nazifascismo ed ex prigionieri di guerra sovietici deceduti a Sachsenhausen, non per i martiri ebrei; tale disposizione decadde nella Germania unificata.
A Sachsenhausen furono costruiti violini e chitarre ma il Lager si distingueva per i suoi meravigliosi quaderni musicali, decorati e colorati a mano, ognuno di essi è un’opera d’arte; gli inni venivano riscritti dai deportati su propri quaderni, accompagnati da disegni ispirati al tema del relativo inno e tradotti in più lingue perché tutti i deportati potessero cantare e partecipare all’attività corale.
Diversi sopravvissuti di Sachsenhausen affermarono che la musica prodotta in quel Lager, a dispetto di tutto, era indicibilmente bella.
A Sachsenhausen nacque la letteratura musicale concentrazionaria ossia maturarono i criteri di classificazione per generi, autori e siti di cattività nonché le valutazioni estetiche di accesso al materiale musicale e letterario così come intuite dal grande pioniere della musica concentrazionaria ossia il compositore e cantante polacco Aleksander Kulisiewicz; nel 1943 Kulisiewicz rivelò l’uso letale del Ziklon B nel testo dello Jüdischer Todesgesang (sulla melodia di Tsen Brider) che il deportato ebreo polacco Rosebery d’Arguto [Martin Rozenberg] gli dettò prima che fosse trasferito ad Auschwitz–Birkenau.
Un libro è una porta d’accesso a dimensioni superiori, una partitura musicale è un passpartout per aprire quella porta; la musica scritta in cattività è insieme porta e passpartout capace di introdurci alla storia più recente e tragica per approdare a paesaggi di infinita bellezza.
In alcuni casi, siamo dinanzi a capolavori di una immensità mozzafiato; si ascolti l’ultimo canto di Overall nel Der Kaiser von Atlantis di Viktor Ullmann, il quarto e decimo Preludio e Fuga per pianoforte di Vsevolod Petrovich Zaderatsky, la Sonatina per pianoforte di Mikhail Nosyrev (nella foto), Fantasia on Provençal Christmas Carol di William Hilsley, il secondo tempo della 2ème Symphonie per violino principale e orchestra di Émile Goué.
Per far tutto ciò, i musicisti che hanno prodotto musica in Lager e Gulag erano non solo dotati di genio e talento ma anche di smisurata fede nell’umanità, incrollabile fiducia nel genere umano; a dispetto del presente, immaginavano futuri più vasti e di inenarrabile bellezza.
È arrivato il momento di ricambiare la loro fiducia; niente lapidi, solo musica come a Sachsenhausen.
(Nell’immagine Mikhail Nosyrev)
Francesco Lotoro
(19 giugno 2019)