Bartali, un tema che è piaciuto

rassegnaSecondo un’indagine nazionale, il 13,1% dei maturandi avrebbe scelto la traccia dedicata a Gino Bartali. Il tema sul ciclista “Giusto tra le Nazioni” sarebbe quindi sul podio, al terzo posto nelle preferenze degli studenti italiani. “Nuova maturità: irrompe lo sport. Bartali si rivela un tema che piace” titola tra gli altri la Gazzetta dello sport. Il quotidiano sportivo registra l’emozione della nipote Gioia, che afferma: “Grazie alla sua storia, i ragazzi riescono a capire i valori importanti che lui ha difeso per tutta la vita”.
Nella prima maturità senza tema storico, la Storia del Novecento è stata comunque presente, oltre che con le imprese del ciclista fiorentino, con la riflessione di Corrado Stajano e la poesia di Ungaretti. “C’è la Storia nelle tracce, però alla maturità si arriva impreparati” lancia l’allarme Anna Foa, intervistata da Repubblica. “Per gli studenti – afferma – una specie di imbroglio. Prima il ministero ha dato un segnale inequivocabile: inutile che la studiate, tanto non ci sarà un tema specifico. Poi sono state presentate delle tracce che, per essere svolte in modo decente, richiedono una conoscenza della storia. Ma agli studenti non è stato detto. Così viene naturale chiedersi se si siano accostati a quei temi consapevoli della strumentazione necessaria”. Tra i perplessi anche Furio Colombo, che a proposito della traccia Bartali sul Fatto Quotidiano scrive: “Manca una notizia importante: perché e da chi erano perseguitati, fino alla deportazione e alla morte, gli ebrei italiani che Bartali andava a salvare pedalando di giorno e di notte per centinaia di chilometri? Non sarà stato il governo e il regime fascista?”.

Il Corriere Roma intervista Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica, sugli ultimi episodi di odio e violenza nella Capitale. Dichiara Dureghello: “Rubo l’espressione ad altri, ma soprattutto è stata sdoganata la vergogna. Sono state abbattute le frontiere di un pudore anche verbale intorno al quale avevamo pensato di aver costruito barriere invalicabili. Invece i segnali di cedimento aumentano e allarmano”. Tra i vari temi, parla anche delle recenti elezioni comunitarie che l’hanno vista prevalere con il 48,51% dei consensi alla sua lista: “Il mondo ebraico romano – sostiene Dureghello – ha scelto la concretezza, non le chiacchiere o la propaganda”.

Nella sua Amaca quotidiana su Repubblica, in una riflessione dedicata al tema della laicità dopo le polemiche sollevate da un suo intervento contro una giornalista Rai che conduce il telegiornale con il crocefisso al collo, Michele Serra rivendica di aver scritto decine di articoli contro “l’ebraismo ortodosso che sta teocratizzando Israele”, così come contro “lo spirito genocida del jihadismo” e “il nazional-cattolicesimo polacco che confonde la croce con il filo spinato”.

Dov Alfon, scrittore ed ex 007 israeliano, presenta su Repubblica il suo ultimo romanzo Sarà una lunga notte. “Sino a che punto è disposto a spingersi Israele per la sicurezza?” gli viene chiesto. Alfon risponde: “Lontanissimo. Lo racconto in questo libro. Non stiamo parlando tanto di un dogma, quanto di una religione. Come disse John Le Carré, ‘i servizi segreti sono la sola reale espressione dell’inconscio di un Paese'”.

Avvenire dedica un articolo al “Mikveh di San Filippo” a Siracusa. “Grazie alla scoperta di un monsignore appassionato di storia e allo spirito di iniziativa di un giovane parroco – si legge – sta riemergendo l’antica Ortigia giudaica”. Come spiegato però ieri sul nostro notiziario quotidiano, si tratterebbe di un abbaglio. L’unico mikveh presente a Siracusa è quello ubicato in via Allagona 52, come ha chiarito l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in una lettera destinata all’Istituto di Scienze Religiose del Comune siciliano.

(20 giugno 2019)