Finché non si spenga la luna

anna segrePer i commissari dell’esame di stato durante le sei lunghe ore di sorveglianza alla prima prova è inevitabile chiedersi ad un certo punto: “E io quale traccia avrei scelto?” Personalmente ho trovato intrigante il passo di Tomaso Montanari sul patrimonio storico e artistico quale legame tra generazioni. Ma quanto possono valere le sue riflessioni per gli ebrei costretti da secoli a fuggire di terra in terra? Certo, esistono i luoghi ritrovati, che emozionano ancora di più proprio perché lo spazio della continuità è stato perduto e solo dopo molti secoli è stato faticosamente e talvolta miracolosamente recuperato: Israele prima di tutto, naturalmente, ma non solo: dalle sinagoghe del Piemonte al Mikveh di Siracusa sono molti anche in Italia i luoghi di una storia non sempre tranquilla ma comunque millenaria.
Tuttavia – e forse è questo che avrei cercato di spiegare in un tema di maturità – nella cultura ebraica il legame tra le generazioni si fonda sul tempo (e su quello che si fa in un certo tempo) non meno che sullo spazio. “Ogni volta che leggo Dante – scrive Montanari – non posso dimenticare di essere stato battezzato nel suo stesso Battistero, sette secoli dopo: l’identità dello spazio congiunge e fa dialogare tempi ed esseri umani lontanissimi.” Per molti ebrei sarebbe molto più facile dire: “Ogni volta che celebro il seder mangiando pane azzimo ed erbe amare non posso dimenticare che in questa stessa data, il 15 di Nissan, hanno mangiato matzà e maror anche Rabbi Akiva, Maimonide, il Maharal di Praga e milioni di altri.” Certo, nessun seder è uguale ad un altro, ma, appunto per questo, potrei scoprire che il mio seder somiglia di più a quello di Rashi che a quello di un mio vicino di casa.
Montanari afferma che “il patrimonio artistico e il paesaggio sono il luogo dell’incontro più concreto e vitale con le generazioni dei nostri avi.” Tuttavia è curioso notare come il suo esempio sul Battistero (a differenza di quello sul Pantheon che farà poco dopo) descriva non solo la continuità di un di un luogo ma anche quella di un rito. Ed è anche curioso notare come Montanari rafforzi il suo discorso con un richiamo al salmo 71 (per noi 72), che mi pare peraltro sia l’unica citazione dal Tanakh reperibile tra le tracce dell’esame di stato: “Nel patrimonio culturale è infatti visibile la concatenazione di tutte le generazioni: non solo il legame con un passato glorioso e legittimante, ma anche con un futuro lontano, «finché non si spenga la luna»”. Il testo verso intero dice: “il giusto fiorirà ai suoi giorni e abbonderà la pace finché non si spenga la luna”. Il testo biblico non parla né di un luogo né di un rito, dunque, ma di giustizia e di pace, valori che accomunano gli uomini al di là dei luoghi e dei riti.

Anna Segre, insegnante

(21 giugno 2019)