La prosa sublime di Levi
Vorrei riprendere una bella intervista di Wlodek Goldkorn a Marco Belpoliti, uscita nell’ultimo numero dell’Espresso in occasione dei cento anni dalla nascita di Primo Levi. “Il libro, dice Belpoliti, si intitola ‘Se questo è un uomo’ e non ‘Se questo è un ebreo’ perché per Levi è chiarissimo il fatto che l’opera dei nazisti consisteva nel tentativo di cambiare, attraverso il sistema dei Lager, la natura umana. I nazisti, Levi lo capisce, non vogliono solo ammazzare tutti gli ebrei del mondo, ma intendono mutare i dati antropologici dell’universo umano”. E ancora, affrontando il problema del rapporto tra il testimone e lo scrittore: “Gli scrittori inventano. Levi non inventava, costruiva la memoria sotto forma di una prosa sublime”. Ecco, è importante riflettere su questi punti, perché credo che gli ebrei italiani non si siano ancora tutti ben resi conto che Primo Levi, un ebreo italiano, è ormai considerato in tutto il mondo come uno dei massimi scrittori del Novecento.
Anna Foa, storica
(24 giugno 2019)