Un itinerario da Sefarad a Israele,
Erev/Layla chiude tra gli applausi
Conclusione tra gli applausi, con un concerto su Memoria e oblio “sulle corde” che ha richiamato un folto pubblico sulla terrazza del Museo ebraico di Trieste, per la rassegna estiva Erev/Layla diretta dall’artista Davide Casali. Protagonista dell’ultimo appuntamento della tredicesima edizione, che era dedicata alla musica e alla cultura ebraica vista attraverso varie sfaccettature musicali e si è svolta in collaborazione con Comunità ebraica, Museo ebraico, Festival Viktor Ullmann e Associazione Musica Libera, il duo Antonaz-Sanzin con un itinerario tra melodie popolari e colte per voce e arpa che collegano la tradizione sefardì ai compositori israeliani contemporanei, includendo diverse espressioni musicali su temi popolari.
Di notevole suggestione il percorso scelto. All’inizio del concerto, due antichi canti sefardi degli ebrei spagnoli sono stati avvicinati a due melodie tradizionali delle isole britanniche, esaltandone la diversità espressiva. Il tema della memoria è stato particolarmente evidente nel brano di Ravel ‘Mejerke, main Suhn’, proposto nella versione originale in lingua yiddish piuttosto che nella successiva traduzione francese, in cui venne dato alle stampe: un padre istruisce e interroga il figlio sui precetti fondamentali della Torah. I brani successivi sono stati scelti individuando anche un’altro filo conduttore, squisitamnete musicale: l’analogia dell’accompagnamento, affidato ad una comune cellula ritmica. Ciò vale sia per l’altro brano di Ravel, l’ultimo delle cinque canzoni popolari greche proposte, sia per la Canciòn al àrbol del olvido di Alberto Ginastera. Il tema dell’oblio è risultato con evidenza anche nella struggente Alfonsina y el mar, che ricorda la vicenda della poetessa ticinese Alfonsina Storni, emigrata in Argentina e morta suicida, dopo una vita di impegno per l’affermazione di diritti sociali, professionali e umani. I brani per arpa sola costituivano i due perni del programma: il primo aveva al centro un cardine culturale imprescindibile come l’arpa di David, mentre il brano di Jan Freidlin era una prima esecuzione assoluta, considerando la conoscenza diretta dell’interprete con il compositore israeliano. A conclusione, un canto popolare armeno, una melodia klezmer e il toccante Dona Dona.
(30 giugno 2019)