Palermo e gli Ahrens, un romanzo di famiglia
A Palermo, il nome degli Ahrens, così come il nome dei Florio, evoca il ricordo di una stagione magnifica della sua storia: la Bella Epoque della Palermo felicissima dei primi anni del Novecento.
Se n’è parlato alla presentazione del volume La luce è là (Mondadori, 2019), romanzo d’esordio di Agata Bazzi, nella cornice di Villa Ahrens, a Palermo, oggi sede della Direzione Investigativa Antimafia.
Agata Bazzi è una discendente della famiglia Ahrens ed un’urbanista palermitana molto impegnata sul territorio e amante della sua città: questa storia è stata ispirata dal ritrovamento del diario di Albert Ahrens e dai racconti ascoltati da suoi familiari e parenti.
L’opera si presenta come un’avvincente saga di una famiglia ebraica tedesca, il cui capostipite, Albert Ahrens, giovane di umili origini e di intelligenza vivace, si trasferisce nel 1875 dalla Germania a Palermo, inserendosi con successo dapprima nell’ambito del commercio dei tessuti e poi nella produzione sia di vini che di mobili in stile Biedermeier. Un’ascesa economica che trova nel matrimonio con Johanna Benjamin e nella costruzione di villa Ahrens un solido punto di partenza per una salda avventura imprenditoriale, coronata di successi e di soddisfazioni.
Sulla facciata della sua dimora Albert farà scolpire la scritta “Lik dor” (“La luce è là”) e gli anni a venire saranno carichi di successo, prosperità e di armonia. La vicenda si dipana fra storie individuali, con la nascita e la crescita degli otto figli, la morte drammatica di due di loro, i loro amori, le loro passioni e i loro matrimoni. Come scrive l’autrice, “l’ascendente di Johanna su familiari e domestici e la nascita di sei figlie avevano plasmato un piccolo mondo di donne, intorno al quale orbitava il satellite di cuoche, cameriere e tate. La villa, intesa come casa, era femmina.”
Ne emerge una dimensione familiare armonica ed aperta, nutrita di sobrietà e rigore, dove l’amore per la cultura e per l’arte smussa le diversità e apre ad orizzonti positivi di sviluppo economico e sociale. Sullo sfondo una città operosa, attraversata da un grande rinnovamento e proiettata verso un futuro di progresso civile: un contesto urbano aperto all’apporto di molteplici soggetti di varia provenienza europea e di diversa cultura religiosa.
Come dice l’autrice Agata Bazzi, erano anni speciali per Palermo, che diventò centro protagonista di uno sviluppo non soltanto economico ma culturale, artistico, di innovazione e di ricerca. Gli industriali, e gli Ahrens erano fra questi, ne erano il motore: promuovevano e godevano di uno splendore artistico della città che si riverberava in tutta l’Europa.
Saranno la grave crisi economica della città, l’avvento del Fascismo, la brutalità delle leggi razziali e poi i tremendi bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale a rompere questo quadro idilliaco e proiettare i protagonisti della saga nella tragedia della Storia.
L’azienda è iscritta nella Lista C, quella delle aziende che devono avere meno di cento dipendenti e che non possono essere gestite da ebrei. Villa Ahrens, ceduta allo Stato, deve esser abbandonata e con essa tanti sogni accarezzati.
Ad affrontare con grande dignità e coraggio le diverse vicissitudini, dopo la morte di Albert, sono in particolare la moglie Johanna, carica di anni e di dignitosa saggezza, e due delle loro figlie, Marta e Vera, che reggono con determinazione ed energia le sorti dei loro congiunti.
Lo sfacelo economico e la condizione drammatica, in cui sono proiettati gli Ahrens, non impedirà loro di portare innanzi la “luce” dei valori che hanno sempre ispirato la famiglia: coraggio, dignità, rigore, speranza.
Un’avvincente saga familiare. Una Palermo operosa e prospera, di cui è rimasto solo il mito e che il tempo ha quasi cancellato.
Adriana Castellucci