Il privilegio di lamentarsi
“Non ho ricevuto da loro un solo asino, né ho arrecato loro alcun danno”.
Questo è lo sfogo di Mosè quando viene accusato da Korach di aver approfittato dell’incarico di essere, insieme ad Aharon, a capo del popolo.
Il grande maestro Ibn Ezrà commenta facendo dire a Mosè queste parole:
“A differenza degli altri re che prendono tasse e ricchezze dai sudditi per poter godere della massima agiatezza, io, nonostante li abbia fatti uscire dall’Egitto, con grande sofferenze per me e la mia famiglia, non ho approfittato di ciò chiedendo loro neppure un asino”.
Lo stesso comportamento lo si ritrova nel libro di Samuele (1 Samuele cap. 12), dove Samuele viene accusato di approfittarsi del popolo per svolgere la sua professione.
Egli risponde dicendo: “Persino quando dovevo recarmi da una città all’altra, per servire e giudicare il popolo, usavo il mio asino personale senza chiedere nulla a nessuno, affinché nessuno avesse da dire sul mio modo di fare!”.
Non c’è dubbio che nell’operato di Korach, e ancor più in quello di coloro che costituirono la sua congrega, vi fosse una forte componente di invidia nei confronti di Mosè e di Aharon.
La cosa che fa pensare e che in un certo qual modo è preoccupante, è che l’origine della lamentela non viene da chi è povero, da chi soffre o dalla base del popolo ma al contrario da chi si trova, proprio come Korach, in una condizione di grande agiatezza.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna