“Intese, un bilancio soddisfacente”
Il 1987 è l’anno delle Intese stipulate con l’ebraismo italiano, convertite in legge due anni dopo. Un impegno che segna una svolta nei rapporti con lo Stato e che, nel trentesimo anniversario dall’introduzione, si presta oggi a un’attenta analisi. Sarà questa una delle iniziative più significative ad attendere nei prossimi mesi l’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei (AGE), guidata dal presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti (immagine a fianco), che di quella stagione fu uno dei principali protagonisti in qualità di membro della commissione dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane che negoziò con il governo (con lui c’erano anche Guido Fubini, Vittorio Ottolenghi e Dario Tedeschi).
“In conformità ai principi della Costituzione si legge nell’articolo 1 dell’Intesa, dedicato alla libertà religiosa è riconosciuto il diritto di professare e praticare liberamente la religione ebraica in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda di esercitarne in privato o in pubblico il culto e i riti. È garantita agli ebrei, alle loro associazioni e organizzazioni, alle Comunità ebraiche e all’Unione delle Comunità ebraiche italiane la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola e lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il primo di 34 punti sottoscritti, il 27 febbraio del 1987 a Roma, dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dalla Presidente dell’Unione Tullia Zevi. L’inizio di un percorso che sarà approfondito in un convegno destinato a svolgersi con tutta probabilità a Firenze. “Sono stati, a mio modo di vedere, 30 anni importanti. Le Intese, un presidio nel segno della laicità, hanno portato l’ebraismo italiano a un livello di percezione e riconoscimento molto alto. Sono tanti afferma Sacerdoti i segnali che possiamo cogliere in questo senso”. Ad essere citata, ultima in senso cronologico, è la decisione del Capo dello Stato Sergio Mattarella di fare della Testimone della Shoah Liliana Segre una senatrice a vita, con tutto il carico simbolico che questa scelta ha portato con sé. Ma sono numerosi e diversi i benefici ottenuti in questo arco temporale.
Anni in cui l’ebraismo italiano, afferma Sacerdoti, “ha fatto sentire la propria voce in molte circostanze, portando un contributo apprezzato in ogni campo”. E anni in cui di riflesso, anche per effetto di questa visibilità e centralità nello spazio pubblico, “sono migliorate e si sono potenziate le relazioni tra Italia e Israele”.
Uno situazione “che resta incoraggiante” anche se, sul fronte della laicità, qualche presidio sembra cedere rispetto a un tempo di maggiori certezze. Il caso eclatante è quello del ministro Salvini e in particolare il suo aver affidato l’Italia e l’Europa “al cuore immacolato di Maria”. Per alcuni una possibile minaccia alla tutela del pluralismo religioso in un Paese che, pur a netta maggioranza cattolica, è chiamato a non dimenticarsi che la laicità è un concetto inalienabile e da tutelare nella sua integrità.
“Ho trovato quella sua invocazione alla Madonna e la costante ostentazione del crocifisso un fatto piuttosto fuori dalle righe, specie per chi come Salvini ha un incarico istituzionale rilevante. Ma credo sia sbagliato vedere in queste manifestazioni un pericolo. Si tratta, mi pare, di un banale ammiccamento a un certo tipo di elettorato più tradizionalista, ma non di un attacco a chi non crede o a chi si riconosce in altre tradizioni: un tentativo destinato in ogni caso a non vere un gran successo. A confermarlo sostiene il presidente dell’AGE è la contestazione arrivata dagli stessi vertici della Chiesa”.
Secondo Sacerdoti quella italiana resta comunque, con tutte le sue imperfezioni, una società laica e aperta al pluralismo. Uno spazio pubblico in cui pure il ruolo un tempo egemonico della Chiesa cattolica sembrerebbe essersi attenuato, almeno nella sostanza. “Naturalmente parliamo di una realtà che beneficia di un introito ingente dall’Otto per Mille, enormemente superiore a qualsiasi altra identità religiosa. Però, guardando ai fatti, sui grandi temi la visione che alla fine ha vinto è stata laica. Gli usi e costumi di questo Paese sono andati gradualmente progredendo. Dal divorzio alle unioni civili sottolinea il giurista il percorso compiuto ha seguito una chiara direzione”. Fondamentale comunque non dare niente per scontato, non adagiarsi sulle conquiste ottenute in questo lungo cammino ma essere sempre pronti a far valere le proprie istanze e i propri valori. “È questa dice Sacerdoti la grande possibilità che ci offrono ancora oggi le Intese, con il loro pieno riconoscimento della libertà individuale degli ebrei di praticare il loro credo. In un Paese attraversato da così tante sollecitazioni in ogni senso, anche sul piano religioso, gli ebrei italiani sono chiamati ogni giorno a scendere nell’arena e a far valere i loro diritti”.
Dossier Laicità, Pagine Ebraiche Luglio 2019