Levi e i nuovi fascisti d’Italia
“Intervistatore: Non le sembra che in Italia il ricordo di Auschwitz si sia assopito?”
“Primo Levi: È probabile che in Italia sia meno pesante che non in Germania, per la ragione geografica o storica che la strage sia avvenuta localmente in Germania e non in Italia. E questo ha concesso alla maggior parte degli italiani di trovarsi un alibi facile, cioè “queste cose le hanno fatte loro, non le abbiamo fatte noi”. Ma le abbiamo cominciate noi. Il nazismo in Germania è stato una metastasi di un tumore che era in Italia, è un tumore che ha condotto alla morte la Germania e l’Europa, vicino alla morte insomma, al disastro completo. E non sono soltanto i 4 milioni di Auschwitz, ma sono i 6 e 7 milioni di vittime di ebrei, e sono i 60 milioni di morti nella Seconda guerra mondiale che sono il frutto del nazismo e del fascismo. Questa è una cosa che io personalmente non posso dimenticare per motivi evidenti ma vorrei che anche gli altri insomma tutti quelli che non sono stati in un lager o in un campo di concentramento, le ricordassero e le sapessero. Cioè che i lager, Auschwitz, erano la realizzazione del fascismo, era il fascismo integrato, completato. Aveva quello che in Italia mancava, cioè il suo coronamento.” […]
“Intervistatore: Lei pensa che siano ancora possibili queste atrocità?”
“Primo Levi: Oggi come oggi certamente no, ma non dubito che i tedeschi e perché solo i tedeschi, qualunque altro paese, forse che non ci sono campi di concentramento in Grecia, ci sono stati in Grecia, o in Algeria o in Brasile, e in Cile, ci sono, quindi perché? Anche in Italia non ci vorrebbe molto. Io purtroppo devo dirlo, lo so questo, non è che lo pensi, i lager si possono fare dappertutto, possono esistere. Dove un fascismo, non è detto che sia identico a quello, un fascismo cioè un nuovo verbo, come quello che amano i nuovi fascisti d’Italia, cioè che “non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo gli stessi diritti, alcuni hanno i diritti, altri no”. Dove questo verbo attecchisce alla fine c’è il lager, questo io lo so con precisione”.
Nel centenario della nascita di Primo Levi, ritengo sia utile riproporre queste sue parole tratte da una celebre intervista Rai degli anni ’70.
Francesco Moises Bassano