Tra Stato e Chiesa il nodo Ici
Il Fatto Quotidiano pubblica i dati relativi alla ripartizione dell’Otto per Mille sui redditi del 2015, segnalando anche le percentuali di scelta per il 2017. L’articolo è dedicato ad alcune questioni aperte nei rapporti economici tra Stato e Chiesa cattolica, beneficiaria nell’ultima ripartizione di un flusso di oltre un miliardo di euro. “Nella partita del dare e dell’avere tra lo Stato italiano e la Santa Sede – si attacca – rimane da definire un grande ‘insoluto’: le imposte che il Vaticano sarebbe tenuto a pagare come un qualsiasi contribuente per le attività commerciali e le proprietà detenute oltre Tevere”. Nel novembre scorso, viene ricordato, una sentenza della Corte di Giustizia europea ha accolto un ricorso presentato da alcune strutture italiane e ha imposto a tutte le organizzazioni non profit che gestiscono esercizi commerciali di pagare l’Ici arretrata sugli immobili dal 2006 al 2011. Per la Chiesa si tratterebbe di quasi 5 miliardi di euro.
Le tensioni tra Stati Uniti e Iran ancora al centro dell’attenzione mediatica. In un editoriale sul Corriere in cui accusa Washington di miopia e parzialità, l’ambasciatore Sergio Romano sottolinea lo sforzo intrapreso dalla Casa Bianca, da Hiroshima e Nagasaki in poi, per evitare che altri Paesi si dotino dell’arma nucleare. “Per ragioni umanitarie? Per mettere la bomba al bando su scala mondiale? No, più semplicemente – sostiene – perché un Paese dotato della bomba può essere intimidito molto più difficilmente di un Paese che ne è privo”. L’applicazione di questa linea politica, aggiunge, ha sofferto qualche eccezione: “La Gran Bretagna, anzitutto, e successivamente Unione Sovietica, Cina, Francia, Israele, India e Pakistan, per non parlare di Paesi come il Giappone che potrebbero probabilmente costruirla, se volessero, in tempi relativamente brevi”.
Su Repubblica ampia intervista al regista israeliano Guy Nattiv, vincitore con il suo corto agli ultimi Oscar e protagonista in queste ore all’Ischia global festival. “Perché il tema dei neonazisti è così importante per lei?” viene chiesto a Nattiv, che all’argomento ha dedicato il suo ultimo lavoro. Il regista risponde: “Perché riguarda la mia famiglia, che è stata sterminata durante l’Olocausto in Polonia e Romania. I miei nonni sono sopravvissuti e la loro vendetta, diceva mio nonno, è stata creare la nostra famiglia. E il mio compito è mettere in guardia dal razzismo che sta alzando la testa nelle nostre società: in Europa, in Israele, lo vedo nei confronti degli ebrei di colore e perfino in America, che abbiamo sempre pensato fosse un posto sicuro per tutti”.
L’Espresso dà invece risalto all’attività di Lea Tsemel, avvocatessa israeliana che ha difeso centinaia di terroristi palestinesi. Sostiene in un passaggio la giurista: “Non posso giudicare i palestinesi che compiono attacchi terroristici, dire se hanno agito bene o male e dare le pagelle, perché io non sono cresciuta sotto occupazione. Chi sono io per dire: se ti sparano a una protesta, sei bravo, se ti sparano e avevi in mano un coltello, allora sei cattivo”. Secondo Tsemel gli attacchi terroristici perpetrati negli insediamenti “andrebbero trattati diversamente da quelli compiuti dentro Israele”.
Sui giornali oggi in edicola si parla anche di antisemitismo. Il Corriere, nei suoi “Commenti dal mondo”, segnala un articolo sul tema del Guardian. “L’antisemitismo – si legge – per il Guardian è populismo nella sua forma più pura, perché sostiene come la politica sia una battaglia fra le masse virtuose e un’élite definita corrotta: gli ebrei. Molti i tratti in comune, dalla paura di un nemico interno all’accusa ai media di distorcere la realtà”.
Per quanto riguarda la cronaca italiana, è stato invece sospeso all’arrivo all’aeroporto di Bergamo un autista di Flixbus che aveva tatuato sul braccio la scritta “Mein Kampf”. La compagnia di trasporti, segnala Repubblica, “è arrivata a questa decisione dopo un’ondata di indignazione scatenata da un passeggero che ha scattato una fotografia del braccio tatuato con caratteri romani, poi diffusa su Twitter”.
Suscita intanto più di una reazione indignata la richiesta di un istituto veneto, che nel proprio modulo di iscrizione chiedeva di indicare l’etnia di appartenenza barrando la casella rom, sinti o caminanti. “Nel Veneto dell’integrazione che scricchiola – scrive Repubblica – la discriminazione entra a scuola”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(14 luglio 2019)