Accoglienza e integrazione migranti,
l’UCEI rafforza il proprio impegno

“Non riconsegnare uno schiavo al suo padrone dopo che ha trovato riparo presso di te. Risiederà con te in mezzo a te nel luogo che si sarà scelto in una delle tue città dove si trova bene: non opprimerlo!”. E ancora: “Se il tuo fratello impoverirà… lo dovrai sostenere: che sia straniero o residente, una volta che viva con te”.
Solo alcuni dei tanti passaggi della Torah in cui si fa riferimento all’obbligo di aiutare il prossimo. Uno sforzo da cui non ci si può sottrarre a patto che, ammoniscono i Maestri del Talmud, “queste azioni non vadano a detrimento di noi stessi”.
Nasce su questo duplice fondamento l’iniziativa a sostegno alle Comunità ebraiche locali che attuano progetti a favore dei migranti e rifugiati approvata dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel corso dell’ultima seduta.
Presentato dall’assessorato UCEI alle politiche sociali con il supporto dell’apposita commissione, e con referente il vicepresidente dell’Unione Giorgio Mortara, il progetto nasce con la consapevolezza “che abbiamo l’obbligo di aiutare i rifugiati di altri popoli nella misura in cui ciò non contrasti con i nostri interessi vitali”. E quindi “non possiamo respingere chi varca i nostri confini alla ricerca di un’integrazione e di un futuro, ma d’altronde non possiamo neppure pensare di farci carico di una quantità illimitata di immigrati, senza mettere a repentaglio il nostro già precario sistema economico”. Comunque, viene aggiunto nella presentazione, “il malessere di chi arriva da fuori è un punto sensibile della coscienza morale ebraica, sollecitati come siamo dalla nostra stessa esperienza storica”.
“La stretta attualità di queste settimane e mesi – afferma Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione – torna a mettere al centro i temi dell’accoglienza, della solidarietà e dell’integrazione. Argomenti di estrema complessità, che richiedono risposte mature e consapevoli e non certo smaniose ricerche di visibilità in ogni senso. L’esperienza ebraica, in questo ambito, ha molto da offrire alla società italiana. Un principio cui si ispira questo progetto, che rafforza in modo determinante il nostro impegno a favore della dignità dell’uomo e del riconoscimento dell’Altro”.
“L’impegno per l’accoglienza e l’integrazione – aggiunge Di Segni – affonda le proprie radici nella Torah e negli altri testi fondamentali dell’ebraismo. Si tratta di un tema che abbiamo a cuore, per quello che i nostri testi affermano e per quella che è stata la nostra esperienza storica nel corso dei secoli. Ribadire valori principi e valori irrinunciabili sempre più minacciati è per noi oggi una priorità assoluta”.
“Il progetto – conclude Di Segni – punta a offrire un sostegno significativo a Comunità locali particolarmente distintesi in questo ambito, irrobustendo i presidi esistenti e ampliando l’offerta di assistenza. Una sfida che nasce nel segno non soltanto dell’accoglienza, ma anche della reale e autentica integrazione. Al centro intendiamo quindi porre il rispetto dei diritti fondamentali, ma anche dei doveri che chi viene aiutato ha verso la collettività”.
Da queste basi, dall’idea che l’accoglienza sia un dovere per le Comunità ebraiche italiane, a patto che essa sia sostenibile e che non vada a creare problemi o risvolti negativi alle Comunità stesse, nasce l’idea di finanziare, con i proventi dell’Otto per Mille, quelle Comunità che hanno già messo in atto, o vorrebbero mettere in atto, dei progetti di accoglienza e sostegno.
Tra le molte iniziative che vengono segnalate l’impegno della Comunità ebraica di Milano, in collaborazione con Oasi del Clochard e City Angels, Betè Avon, Gruppo Giovanile Hashomer Hatzair AME, Benè Berith; e quello delle Comunità ebraiche di Torino e Firenze, entrambe in campo con iniziative di accoglienza che hanno come referenti per Torino la vicepresidente Alda Guastalla e l’assistente sociale Alice Gamba, e per Firenze la presidente Daniela Misul e l’assessore David Palterer.
Obiettivo finale quello di creare una rete di sussidiarietà e aiuto per migliorare le condizioni delle persone in difficoltà e contribuire alla loro integrazione, “contando anche sulla collaborazione con le strutture sociosanitarie e con altre organizzazione di volontariato sociale, al fine di aumentare l’offerta di aiuto”.
Un progetto che nasce quindi nel segno della Tzedakah, pilastro dell’identità ebraica, e con un supporto che potrà essere declinato attraverso diverse forme di aiuto: assistenza medica, fornitura vestiario, istruzione, supporto all’inserimento, alloggio per periodi brevi-medi.

(Nell’immagine alcuni ospiti della struttura gestita dalla cooperativa Il Cenacolo in un locale di proprietà della Comunità ebraica fiorentina dato in affitto a prezzo calmierato. Con loro la coordinatrice Marina Cascella)

(16 luglio 2019)