Reagire al degrado

SoraniAcquisito che le acque stagnanti in cui siamo immersi non potranno rapidamente mutarsi in una fresca sorgente e che l’anno che verrà sarà in tutto simile a quello passato e forse addirittura peggiore, proviamo ad analizzare meglio la situazione e a cercare qualche atteggiamento di sensata risposta.
Che fare di fronte al deterioramento etico e civile della nostra società? Come reagire alla superficialità e all’egoismo crescenti e sempre più diffusi? Come rispondere all’assenza di autentica visione politica e alla politica come degrado? Come porsi davanti al razzismo ormai da molti apertamente rivendicato?
Innanzitutto una domanda: perché questo rapido degrado generalizzato? Possiamo dare varie risposte, ciascuna legata a fasi storiche o meno storiche del passato italiano che non sono state capaci di generare una reazione adeguata; tutte sono forse concausa, nessuna appare però in grado di dare una spiegazione esauriente della situazione attuale. Dipende forse dai conti mai fatti sino in fondo col fascismo, capace di trasmetterci un bisogno totalitario e una visione fondamentalmente razzista? Dipende da una tendenza alla corruzione, congenita come una patologia ed emergente non solo nelle organizzazioni di stampo mafioso? E’ il lascito pesante di quarant’anni di regime DC (struttura di potere che rispetto ai governanti di oggi comunque rimpiangiamo per l’alta competenza politica), mai davvero contraddetto da un modello alternativo in grado di imporsi? È un inevitabile ritorno alla Prima Repubblica, mai effettivamente superata? È un radicamento nei tempi lunghi del berlusconismo, anche quando Berlusconi sembra di fatto avviato sul viale del tramonto? È una perdita di controllo e di saldezza delle istituzioni dovuta alla crescita esponenziale e alla diffusione massificata del populismo/sovranismo, che in seguito a tante mancate risposte politiche ha invaso l’Italia e buona parte d’Europa negli ultimi anni? O questa esplosione populistica è piuttosto il risultato delle varie carenze di cui sopra? Di fatto, ai tempi d’oro di Berlusconi – quando si sconfinava nel culto personalistico del leader senza però giungere al parafascismo e al razzismo di oggi – c’era una reazione politica, morale, culturale ben più viva, anche di fronte a un degrado certo molto minore di quello attuale: ricordo, esempio tra gli altri, il Gruppo di Resistenza Morale (Re. Mo.) creato da alcuni professori universitari di Torino negli Anni Novanta per mantenere alto il senso delle istituzioni e della ricerca. Oggi niente di tutto questo; prevalgono sfiducia, pessimismo, stanchezza e rassegnazione. E c’è da chiedersi perché.
Ciononostante, qualsiasi sia il motivo di questa inerzia, urge reagire; anche se quanto è possibile fare non basta a uscire dal pantano. Urge innanzitutto per noi stessi, per non intraprendere involontariamente e inconsapevolmente la mutazione etica e civile che potrebbe portarci ad assuefarci, anche per pigrizia mentale e quieto vivere, ai modelli che ci vengono dagli attuali vertici politici. Dobbiamo invece rimanere vincolati ai nostri ideali umani, in un’epoca che tende a ucciderli per sostituirli con l’egoismo nazionalistico: è un bene essere idealisti in un contesto sociale portato ad esaltare il leader e i più smaccati interessi localistici. Anche in rapporto al nostro essere ebrei, credo sia giusto non restare passivi di fronte alla negazione dei valori: l’ebraismo è una filosofia/scelta di vita (più che una religione in senso tradizionale) tesa a porre l’uomo, la sua visione del mondo (e il “divino” che la contraddistingue) al centro del proprio orizzonte. Per noi ebrei dunque l’uomo (ogni uomo) è fine, mai strumento, mai oggetto, mai semplice corpo o “pezzo”.
Reagire come, però? Con la lotta del pensiero e della ricerca, con la resistenza culturale innanzitutto. Per mostrare che esistono altri ideali, altri modelli politici possibili oltre a quelli che il sovranismo vuole imporci.
E poi, certo, con una vera opposizione politica, più capace rispetto a quella attuale di andare al di là di una continua ma sterile critica verbale, creando invece costruzioni alternative, strutture di governo-ombra, paradigmi di leggi e di provvedimenti in grado di affrontare davvero gli enormi problemi del Paese.
David Sorani