Una verità scomoda
Si legge che Yehoshua Radler-Feldman (1880-1957), il cui nom de plume era Rabbi Binyamin, ebbe ad inscenare in Palestina una protesta plateale, salendo su un tavolo nel corso di una commemorazione, per chiedere che si invocasse il bombardamento alleato dei campi di sterminio.
Più di quello, forse, non avrebbe potuto fare. Come era da attendersi, la protesta ed i toni della protesta, prevalsero sul contenuto della sua proposta. Tant’è che rimase nella mente del pubblico, nella mente di chi ne fece il resoconto e finanche nella mente del protagonista, soltanto l’aspetto scenografico – folkloristico.
Non era possibile, al tempo, né riesce possibile adesso, immaginare qualche cosa di peggiore dello sterminio né qualcosa di più nobile e ragionevole della sua protesta. Un articolo su di lui è stato così presentato: “This article examines the influence of his colorful personality on his early reaction to anti-Semitism and Nazism”; se ne parla come di un personaggio pittoresco, con un involontario ma nondimeno sgradevole ridimensionamento del suo invito a salvare gli ebrei, a tutto vantaggio dell’accento posto sul colore del soggetto.
Naturalmente, sono reazioni umane: quando deridiamo, in forma più o meno scoperta, un personaggio di questa fatta, tendiamo a rassicurare noi stessi: “No, io per fortuna sono molto più sobrio nelle mie espressioni”.
Tuttavia, sarebbe da interrogarsi sui pressoché diabolici congegni di rimozione delle peggiori insidie, che ci portano a far navigare i nostri pensieri a pelo d’acqua, nella più totale e rassicurante superficialità.
Sarà per quello che dinanzi ad una ciambella di salvataggio offertaci dal Parlamento europeo e dalla Camera dei Deputati italiana, pel tramite della definizione IHRA di antisemitismo, tendiamo a perderci e disperderci in mille rivoli, quasi che vi fosse un misterioso retrogusto nell’annegamento.
Certo, siffatta definizione presenta una controindicazione, in quanto ci rende diversi dagli altri, rendendoci dei soggetti da proteggere. Non solo: stana chi trova un delizioso rifugio nella presa di distanza dai fratelli birichini che abitano in Israele.
La verità – lo si evince anche dal citato episodio storico – è quanto di più scomodo possa esistere ma, a sua volta, l’eccessiva comodità non è certo amica della salute. Per chi ci tiene.
Emanuele Calò, giurista
(23 luglio 2019)