Il caso Spinoza

AssaelPer un libro che devo scrivere sono in questi mesi tornato ai miei antichi interessi spinoziani. Come noto, quella di Spinoza è figura di difficile interpretazione ed ancor più problematico è il suo rapporto con l’ebraismo. Naturalmente pesa lo herem del 1656, ma non sono certo mancati gli studiosi che hanno rintracciato nella sua opera elementi del pensiero ebraico. Immaginifica è la tesi Abraham Krochmal, che delinea una pista storica che fa del Baal Shem Tov una sorta di epigone della dottrina spinozista. Senza arrivare a posizioni così radicali e letterarie (Krochmal parla di un libro di appunti spinoziani che passa dal padre del Besht, che avrebbe assistito alle lezioni spinoziane nel suo soggiorno olandese, al figlio), molti altri autori hanno individuato nell’immanenza spinoziana convergenze col pensiero cabalistico e questo nonostante l’esplicita ridicolizzazione della cabala scritta apertis verbis dallo stesso filosofo. Del resto, si sa, un vero cabalista rimane sempre nascosto. C’è poi tutto un filone sionista, sfociato nella celebre riabilitazione di Ben Gurion, che vede in Spinoza il grande anticipatore del ritorno a Sion. Per non parlare della Ashkalà, che individua nel «quieto» (Borges) filosofo di Amsterdam l’ispiratore di un approccio moderno al testo biblico. Al di là della filologia e dell’interpretazione filosofica, il tentativo di riportare Spinoza nell’alveo ebraico è ai miei occhi interessante anche alla luce del recente dibattito che ha coinvolto i nostri rabbbini. Il caso Spinoza mostra anzitutto quanto possa essere ampia la definizione di identità ebraica e quanto profonda possa essere l’influenza che esercita nel pensiero di ciascuno di noi, anche al di là delle intenzioni. Un’identità che supera di molto i rigidi steccati fra religione e laicità. Spinoza diventa così un supporto per trovare nuove risposte all’annosa domanda «Chi è ebreo?» e la sua figura un esempio di come si possano trovare definizioni per tenere insieme ciò che oggi appare ancora separato. Forse è anche il modo per omaggiare questo grande filosofo ebreo, che ha tracciato un percorso per superare i conflitti fra le parti, ricordando che, cito per parafrasi, «L’uomo saggio è utile agli altri».

Davide Assael, Presidente Associazione Lech Lechà

(24 luglio 2019)