Setirot – I rabbini e l’omosessualità
Che il ministro israeliano dell’Educazione, rav Rafael Perez, sostenga che gli omosessuali vadano “rieducati” con percorsi terapeutici è obbrobrioso, ma – come dicono i ragazzi oggi – ci sta. Per cercare consenso negli ambienti più retrivi e oscuri dell’elettorato pare che sia ormai consentito sparare qualsiasi bestialità, e non certo solamente in Israele.
Ben più preoccupanti, a mio avviso, sono le parole dell’ex rabbino capo sefardita di Israele Shlomo Amar. Il rav aveva già bollato in passato l’omosessualità come “abominio” riportando brani e sentenze talmudiche – e certo non si pretende che una autorità religiosa plauda al mondo lgbt -, tuttavia oggi si esibisce in concetti per me inaccettabili. “Con i loro corpi peccano contro il popolo ebraico”, ha detto tra l’altro, “Non sono religiosi, non dovrebbero portare la kippah e osservare lo shabbat…”.
Per fortuna, proprio poco tempo fa, il Rabbino Capo del Regno Unito Ephraim Mirvis ha pubblicato la prima guida per scuole ebraiche ortodosse per il benessere degli/delle alunni/e lesbiche, gay, bisessuali e transgender. “I nostri figli devono sapere che a scuola, a casa e nella comunità, saranno amati e protetti indipendentemente dalla loro sessualità o identità di genere”, ha dichiarato Rav Mirvis. “C’è quindi urgente bisogno di una guida autorevole che prenda atto della realtà, ovvero che esistono nelle nostre scuole giovani studentesse/studenti lesbiche, gay, bisessuali e transgender di cui abbiamo il dovere di prenderci cura.”
Pari e patta dunque?, tutto a posto? Nemmeno per sogno. Sappiamo quanto conti la rabbanut centrale israeliana e quanto “comandi” nel nostro mondo. Quindi? Quindi sarebbe opportuno che la nostra Assemblea rabbinica si esprimesse in merito. Insomma prendesse posizione.
Stefano Jesurum
(25 luglio 2019)