La responsabilità del futuro
Confesso che sono sempre più ammirata dalla dedizione, dall’energia e dalla visione di Gabriele Nissim, che, se ne avessi la possibilità, proporrei per il Nobel per la pace – e mi sorprende che le autorità italiane ancora non gli abbiano conferito una delle tante onorificenze nazionali o locali, con cui hanno premiato persone molto meno degne di lui. Probabilmente perché Gabriele è occupato a fare, invece che a mettersi in mostra e pontificare sui media.
L’idea che lo muove è che le grandi tragedie succedono non solo perché esseri malvagi le mettono in atto, ma anche perché l’opinione pubblica non si oppone, non fa resistenza, si adegua. Riconoscere gli anticonformisti, quelli che si prodigano per aiutare i perseguitati, anche a rischio della propria incolumità, non è solo un modo per onorare i giusti, ma anche per educare l’opinione pubblica che si può, e si deve, reagire contro il male. Un messaggio oggi particolarmente pregnante e che l’Unione Europea ha recepito, proclamando, su proposta di Gariwo, ha proclamato la Giornata Europea dei Giusti per commemorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi.
Dopo aver inaugurato 120 Giardini dei Giusti (gli ultimi in località non particolarmente ricettive a queste tematiche, se non addirittura pericolose, come la Giordania, la Tunisia, il Libano…), ora ha deciso di allargare la sua azione alle grandi problematiche che minacciano l’umanità. “Dobbiamo spiegare i cambiamenti climatici, i meccanismi delle migrazioni, lo stato dei diritti umani del mondo, gli strumenti della prevenzione dei genocidi e le terapie possibili contro l’odio, contro la minaccia delle democrazie illiberali, che recentemente un leader potente come Putin ha esaltato nella sua intervista al Financial Times” dichiara Gabriele, che ha appena lanciato sul sito della sua Associazione Gariwo dei corsi di formazione insegnanti su questi temi. “È importante –sottolinea – partire dai bambini prima che si consolidino i pregiudizi e i comportamenti tossici. Insegnare loro che la libertà non è soltanto poter fare quello che si vuole, ma immaginare di potere diventare nel proprio piccolo un veicolo per un futuro migliore. È questa speranza che dà la forza di realizzare cose impensabili”.
Per Nissim, i Giardini dei Giusti non devono essere mausolei della memoria, ma pietre di inciampo, una bellissima immagine per sintetizzare che dobbiamo soffermarci a riflettere non solo una volta l’anno, ma nel nostro quotidiano cammino e che il ricordo di quanto è avvenuto deve servire a plasmare le nostre azioni e le nostre responsabilità per il futuro, vivendo il presente come una eredità che lasceremo ai nostri figli. Per questo Gariwo, per festeggiare il suo decimo compleanno, ha proposto una riflessione collettiva sul futuro dell’Associazione. Dagli incontri e dai dibattiti è emersa l’idea di integrare la Carta delle Responsabilità promossa dall’Associazione nel 2017 (ispirata all’idea delle virtù quotidiane di Zvetan Todorov e a Charta ’77 di Vaclav Havel), ampliando gli obiettivi ai comportamenti virtuosi anche nello sport, nell’ambiente e nell’uso dei social, che possono diventare sia veicolo di amicizia e di rispetto dell’altro, che fonte di odio e di contrapposizione. “L’odio che si manifesta nel tifo, nel dibattito politico, sui social, apparentemente non provoca guerre e genocidi –spiega – ma l’accumulo del male e l’abitudine a disprezzare l’altro ha portato alla genesi di violenze come la pulizia etnica nella ex Jugoslavia. Da una partita di calcio con tifosi esasperati che manifestavano odio per le etnie diverse si è poi passati alla guerra civile, senza che la gente intuisse il salto di qualità del male. Prima era normale disprezzare i tifosi nemici, poi è diventato normale uccidere i nemici.”
L’originalità del percorso di Nissim è nell’aver compreso che dalla celebrazione della Memoria e dei Giusti nella Shoah è necessario passare a una visione più ampia e universale della responsabilità morale, per evitare, come purtroppo spesso succede, che la memoria si riduca a una “lavanderia” delle cattive coscienze. È facile esaltare l’eroismo del passato, più difficile praticare gli stessi principi in modo attivo nel presente. Sentirsi virtuosi nell’esaltare i Giusti di ottant’anni fa, e nel contempo costruire muri e promuovere nazionalismi che discriminano le minoranze e valorizzano gli egoismi e la chiusura ai problemi degli altri esseri umani, quelli che non appartengono al ristretto gruppo dei propri connazionali. “Gariwo”, spiega, “ha voluto dare forza e visibilità alle storie dei Giusti per trasmettere un messaggio di ottimismo e di speranza. Le loro biografie, anche nelle situazioni più difficili, mostrano che ogni essere umano può usare il suo minuscolo spazio di libertà per spingere la storia in una nuova direzione. Ognuno può diventare arbitro del proprio destino esercitando scelte controcorrente e non conformandosi a comportamenti che non condivide”.
Viviana Kasam
(29 luglio 2019)