“Suicidio medicalmente assistito,
ecco perché ho votato contro”
“Vorrei che fosse un utile strumento, molto documentato, che possa aiutare il legislatore a prendere decisioni. Abbiamo voluto fare chiarezza ed esporre tutti gli argomenti, pro e contro”. Con queste parole il giurista Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato nazionale per la Bioetica, ha riassunto l’intenso confronto che ha portato il gruppo di lavoro ad esprimere tre diverse posizioni sulla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito.
Confronto sintetizzato in un documento che, fruibile sul sito del Comitato, spiega che si è inteso affrontare il tema “con la consapevolezza di rilevare orientamenti difformi sia all’interno dello stesso Comitato, sia nella società”. Tra i contrari il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e vicepresidente del Comitato.
“È bene chiarire – sottolinea a Pagine Ebraiche – che per suicidio medicalmente assistito non si intende l’eutanasia attiva nella quale una persona mette fine all’esistenza di un altro, ma una situazione nella quale una persona libera e cosciente che vuole terminare la sua esistenza chiede a un professionista della sanità di procurargli un farmaco opportuno, che il richiedente si somministrerà da solo”.
L’espressione di un parere su questo delicato argomento, prosegue il rav, si lega a una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso anno, chiamata a decidere sulla costituzionalità della norma del codice penale che proibisce l’assistenza al suicidio. La Corte, ricorda, “non decise ma dette un anno di tempo al Parlamento per cambiare, se e come avesse voluto, il divieto vigente”. In attesa di una nuova legge o altrimenti della sentenza della Corte, il Comitato, che ha funzione consultiva per il Governo e le istituzioni, ha così formulato un parere “nel quale ha esaminato le implicazioni e i diversi punti di vista sull’argomento” per fornire dati precisi ai decisori.
Il parere “per la sua natura informativa e pluralistica” è stato approvato e, malgrado le differenti visioni, è stato anche possibile un accordo su alcune raccomandazioni finali condivise. Le diverse visioni rimangono comunque tali e, spiega il rav Di Segni, sono state sintetizzate in tre posizioni: A (contraria), B (favorevole) e C (favorevole con riserve). L’opzione che ha avuto il maggior numero di preferenze è la B, con 13 adesioni; a seguire la A con 11 e la C con 2.
Il rav, “in ossequio con i principi della Halakhah”, ha scelto l’opzione A. “Alcuni membri del Comitato – si legge – sono contrari alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito, e convergono nel ritenere che la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica, quale che sia la fondazione filosofica e/o religiosa di tale valore, che il compito inderogabile del medico sia l’assoluto rispetto della vita dei pazienti e che l’’agevolare la morte’ segni una trasformazione inaccettabile del paradigma del ‘curare e prendersi cura’”.
(31 luglio 2019)