Promesse ponderate

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna“Un uomo che pronunci una promessa di voto – neder – al Signore..” (Bemidbar 30; 3).
Il Kelì Yakkar (Rabbì Shlomò Efraim Lintshitz 1550 – 1619) spiega nel suo commento che vi sono due tipi di promesse di voto che l’uomo può fare: il primo è ben ponderato, il secondo a causa di un momento di ira.
Egli spiega che le promesse di voto espresse in un particolare momento, come quello di rabbia, non possono essere considerate “promesse al Signore”, ma soltanto un qualcosa che esce dalla bocca di chi le fa a causa della sua condizione momentanea.
Il neder infatti, spiega il maestro, non è altri che l’auto proibizione di un qualcosa che ad altri è permesso. Essa deve essere ponderata e considerata perché, a differenza dell’osservanza di un precetto che è sì una restrizione ma comandata dalla Torà o dalla Halakhà, il neder invece nel momento in cui viene pronunciato deve essere osservato a tutti i costi:
“motzà sefatekha tishmor ve asita – ciò che esce dalle tue labbra devi osservare e fare” (Devarim 23) ci comanda la Torà; colui invece che si trova in condizione di rabbia e quindi non in sentimento, è costretto poi a rivolgersi ad un bet din per far annullare il suo voto.
A volte molta gente, davanti a momenti o a condizioni di vita particolarmente critici fanno promesse o voti che però non hanno alcuna possibilità di mantenere.
Attenzione a come ci esprimiamo, se non ponderiamo bene le nostre parole, potrebbe creare molti problemi.

Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna