“9 di Av e Sant’Anna di Stazzema,
nel giorno del lutto serve unità”

Nelle scorse ore il mondo ebraico si è unito nel digiuno di Tisha Be Av, giorno di lutto e riflessione che – a partire dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme – riassume in sé la memoria di tutte le esperienze più tragiche della nostra storia, dalle più antiche alle più recenti. Secondo una lettura dei nostri Maestri, il digiuno non serve solo a ricordare quello che è stato, ma anche a pregare perché non si ripeta. Ricordiamo quindi la distruzione nel corso dei secoli perché ci sia da insegnamento nel nostro presente. Ed è con questa consapevolezza che dobbiamo ricordare oggi una delle pagine più tragiche del Novecento italiano: la strage di Sant’Anna di Stazzema di cui ricorre in queste ore il 75esimo anniversario e in cui 560 persone, di cui 130 bambini, persero la vita per mano della ferocia nazista. Uno dei primi a recarsi a Sant’Anna appena dopo la strage fu rav Elio Toaff, allora combattente che vide quell’orrore, già immenso ed infinito, senza ancor apprendere quanto avveniva nei campi di sterminio. Una ferita lacerante nella nostra memoria nazionale, a lungo caduta sotto silenzio, ma che è nostro dovere morale ricordare. “Sta ora al nostro impegno e alle nostre responsabilità, personali e collettive, rafforzare nei tempi nuovi la cultura della vita, la pace tra uomini e popoli liberi, la solidarietà necessaria per dar vita a uno sviluppo davvero condiviso e sostenibile”, ci ha affermato con lungimiranza il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Questa data di memoria civile, così come accade per Tisha Be Av, ci ricorda che la distruzione non è mai definitiva. Non lo è se abbiamo la forza di ricostruire, di rialzarci nonostante il dolore, di rammentare a noi stessi e agli altri che condivisione e solidarietà sono la risposta a chi vuole distruggere i nostri legami sociali.

In questo giorno, come ebrei italiani, condividiamo il dolore per coloro che abbiamo perduto e ribadiamo il nostro impegno quotidiano a difesa della cultura della vita.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI