Una mappa ebraica dell’esilio
Oggi, mentre rileggevo il testo di Echà, mi sono ricordato di una riflessione dello storico Yosef Hayim Yerushalmi sull’esperienza dell’esilio. In quella condizione dove il disprezzo subito era parte del vivere quotidiano, scrive Yerushalmi “gli ebrei non mancano di sentire il luogo dell’esilio come parte della loro storia. Significa che l’assenza del Tempio è sostituita dalla sinagoga, l’idea di non disperdersi è definita dalla definizione della juderia, della judengasse, in breve di un quartiere in cui riconoscersi, organizzare il proprio spazio, amministrare il tempo”. Non era fondamentale essere in maggioranza. “Decisivi – prosegue Yerushalmi – invece per creare una mappa ebraica dell’esilio e per far sentire gli ebrei ‘a casa’ furono la trasportabilità, nel senso più ampio della parola, della Torah, la possibilità di studiare e di essere osservanti ovunque vissero, la nascita e lo sviluppo di grandi centri di sapere ebraico”.
David Bidussa, storico sociale delle idee