Idee, progetti e sogni: la vita della Parma ebraica
Dalla Liguria all’Emilia-Romagna. Da “Storytelling. Le storie siamo noi”, il tema di un’edizione segnata dalla volontà di ripartenza di Genova dopo la tragedia del Ponte Morandi, a “I sogni, una scala verso il cielo”, l’argomento che è il filo conduttore della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica 15 settembre in 88 località. Parma, cui dedichiamo le pagine che seguono, la città capofila per l’Italia.
In queste pagine vi portiamo a conoscere alcuni dei protagonisti di questa Comunità, piccola ma decisamente attiva. Chi sono gli ebrei di Parma, quale storia hanno alle spalle, quali sono le loro ambizioni e speranze.
È un viaggio che inizia diversi secoli fa e che non è concluso, perché nonostante i numeri ristretti è opinione condivisa che ci sia un futuro da afferrare e costruire. “Essere piccoli in molte cose è uno svantaggio. Ma in altre ti dà una più facile operatività, soprattutto nella relazione con la società esterna. Qui i rapporti sono ottimi con tutti. E questo riflette Riccardo Joshua Moretti, compositore e direttore d’orchestra, oltre che presidente della Comunità ci dà la possibilità di essere ancora più efficaci, anche come baluardo ebraico in un territorio molto attento ai nostri input”.
Un baluardo che si è consolidato nel tempo, come testimoniano le voci dell’ex presidente Giorgio Yehuda Giavarini e l’impegno di alcune figure femminili che, anche nel segno della multiculturalità, ne sono l’anima. Dalla vicepresidente Susanna Bondì, romana, all’ex presidente dell’Adei Wizo locale Colette Abitan, nata invece in Marocco. Tra i punti di forza l’intenso lavoro che viene svolto assieme ad alcune realtà di richiamo nazionale come ad esempio la Biblioteca Palatina, che conserva una delle più preziose collezioni di manoscritti ebraici al mondo e che è stata scelta come punto di partenza degli eventi della Giornata. “Una miniera di spunti formidabile” conferma Roberta Tonnarelli, dipendente della Comunità e catalogatrice per l’Emilia Romagna per conto della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia. Testimonianze antiche che, come vi raccontiamo, hanno trovato la strada di una collaborazione strategica con il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Come nel caso del Sefer halakot, il libro di leggi elaborato da Yitzhaq Alfasi e corredato di commenti che, ospitato in questi mesi all’interno della mostra “Il Rinascimento parla ebraico”, lascia trapelare almeno due elementi: da un lato la profonda influenza che il gusto quattrocentesco aveva sui testi sacri ebraici e dall’altra la dimostrazione di un ebraismo vibrante attaccato alla Halakhah, la Legge ebraica. Non ha i tesori della Palatina, ma anche il Museo ebraico di Soragna è un gioiello. Nel nome l’omaggio al suo fondatore Fausto Levi. Un impegno appassionato e commovente quello che portò l’allora presidente della Comunità a mettere in salvo le vestigia degli antichi nuclei, da tempo scomparsi, di Busseto, Fiorenzuola, Cortemaggiore, Monticelli D’Ongina. Ma l’ebraismo a Parma è anche identità viva, come testimoniano alcune iniziative che hanno avuto un buon successo. Dall’ospitalità offerta durante l’ultimo Limmud Italia a una giornata di riflessione sulla Tefillah in sinagoga che ha coinvolto diversi Maestri. Nel segno dell’identità anche questa Giornata della Cultura Ebraica imminente. Tra gli appuntamenti in agenda c’è infatti anche una cerimonia di Haknasat Sefer, e cioè l’ingresso di un Sefer Torah restaurato nel Tempio.
Adam Smulevich, Dossier Parma, Pagine Ebraiche Agosto 2019