Da Roma a Gerusalemme,
un viaggio nelle periferie
Dario Sanchez è un giovane fotografo romano che, nel 2014, ha fatto la scelta dell’Aliyah. Con il suo ultimo progetto, Suburbia, ospitato fino al 2 settembre alla Gallery Cafè Sira di Gerusalemme, ha scelto di affrontare un tema che da tempo lo affascina: l’universo umano che popola le periferie.
Periferia di Roma, la città in cui è cresciuto. E periferie di Israele, il Paese che l’ha accolto e dove si sta formando in alcuni istituti d’eccellenza. Così Dario, nello stesso periodo, è stato in quartieri come Sacco Pastore, Vigne Nuove, San Basilio e Tiburtino III. Mentre in Israele ha scelto le zone più marginali di Tel Aviv, Arad e Rishon Le Zion.
Un lavoro che, spiega Dario, è incentrato sull’estetica. “La mia convinzione – afferma – è che, a livello globale, si stia andando verso una sempre più accentuata polarizzazione centro-periferia. Luoghi periferici lontani migliaia di chilometri finiscono così per assomigliarsi sempre di più. Analogie che cerco di rendere in modo evidente attraverso le mie foto, che si concentrano in particolare sulle persone”.
Punti di contatto, ma percorsi almeno in origine differenti. “In Israele le periferie non sono nate dall’idea di emarginare, ma al contrario di fornire una soluzione abitativa ai profughi che continuamente affluivano nel Paese. Per certi versi, con ondate migratorie decisamente intense verificatesi in quel periodo, un avvicinamento all’Italia vi è stato dagli Anni Novanta in poi. Oggi la periferia israeliana, rispetto a un tempo, è più simile a quella italiana ed europea. Ci sono comunque meno remore ad esporsi davanti a un fotografo. A Roma, purtroppo, il ruolo esercitato dalla criminalità è pressante”.
Le periferie di Roma e quelle israeliane sono presentate in parallelo, ma senza didascalie che illustrino in quale località le foto sono state scattate: sta al visitatore tentare di indovinare, e il compito (come le immagini che pubblichiamo dimostrano) è tutt’altro che semplice. Anche la scelta del bianco e nero va in questa direzione: “La luce d’Israele è davvero particolare, unica. Il bianco e nero – sottolinea Dario – rende più difficile la geocalizzazione”.
Suburbia è parte di un percorso più ampio che sta portando Sanchez a riflettere sul tema della marginalità e dei confini. Non a caso, la sua prossima tappa è Budapest: una città che, in questi anni, si sta dimostrando laboratorio di esclusione e separazione.
Tra i progetti passati di cui Dario va più fiero c’è Heimat, protagonista anche con una mostra a Roma e dedicato alla popolazione beduina che vive nel deserto della Giudea.
a.s twitter @asmulevichmoked
(19 agosto 2019)