Setirot – L’unica strada
Leggo sulla Stampa che l’Autorità palestinese ha messo al bando le attività del gruppo lgbt Al-Qaws, fondato nel 2001 e attivo in Cisgiordania. Ovviamente la motivazione è che le sue attività sono «contrarie agli ideali e ai valori della società palestinese». Il che, stabilito da un governo laico come quello di Ramallah, la dice lunga. Poi ripenso agli incontri umanissimi e per molti versi strazianti che anni fa ho avuto a Tel Aviv con lesbiche, gay, bisessuali, transgender di ogni provenienza e credo. Rivedo gli arabi fuggiti illegalmente in Israele terrorizzati all’idea di essere arrestati ed espulsi poiché di condanna a morte si sarebbe trattato.
Allora mi domando: date per acquisite la critica e la lotta senza tregua al terrorismo, all’antisemitismo e al movimento BDS più esasperato (cioè praticamente quasi l’intera galassia), perché non aiutare – invece di osteggiare e a volte criminalizzare – le associazioni e le ong israelo-palestinesi che si impegnano per la difesa dei diritti delle minoranze e per una convivenza non “occupazionaria”? E se queste organizzazioni hanno nei propri intenti anche l’autodeterminazione dei palestinesi che male c’è dal momento che, oltre a tutto, finché sono validi gli accordi di Oslo, la costruzione di due Stati democratici è un impegno scritto e sottoscritto?
In parole povere: a meno di credere che ogni non israeliano della zona sia un nemico, la collaborazione tra persone non obnubilate dall’odio è l’unica strada/speranza per guardare con meno angoscia al domani.
Stefano Jesurum
(22 agosto 2019)