Riconoscersi

sara valentina di palmaIl viaggiatore ottimista, non sofisticato e forse financo vagamente sprovveduto, si trova spesso a vivere situazioni audaci. Tale viaggiatore – anzi, d’ora in avanti mi riferirò a tale viaggiatrice, facendo mio il principio di Siri Hustvedt la quale, a mia precisa domanda sul perché scrivesse riferendosi ‘alla bambina’, ebbe a rispondere perché no, perché non iniziare a pensare ad un femminile generico – scopre intanto, cammin facendo, che spesso semplici definizioni sono complicate.
Prendiamo ad esempio il cibo. Intanto, pensa erroneamente di trovare alimenti kasher nel museo ebraico della città in cui si trova, precipitandovisi pur in giorno di chiusura, in preda ad astinenza da carne. Con l’acquolina in bocca, esultando perché gli affari sono affari ed il ristorante del museo è aperto, scorre avidamente il menù, e sussulta di felicità nel leggere che potrà gustare corned beef e pastrami. Poi si ferma smarrita, leggendo che tali prelibatezze sono servite con una serie di aggiunte varie, formaggio incluso. Rilegge. Con la fronte corrugata e sguardo perplesso interpella il cameriere, il quale le sorride, voce comprensiva e vagamente commiserante: sì, trova indicati persino piatti askenaziti e sì, quello è un locale ebraico ma ‘kosher style’, quindi non troverà quello che cerca. Ed ella pensava che ‘kosher style’ si avvicinasse al kosher pur senza teudà!
Paese che vai, kosher style che trovi, ed un domani l’umanità sarà vegetariana, quindi perché non prepararsi all’Olam HaBà, prova a consolarsi la nostra intrepida. Viaggiare senza cercare kasher accontentandosi del mondo vegetariano, ecco la risposta, si illude. Sino al giorno in cui il piatto ordinato, che dovrebbe contenere un hamburger vegetariano ed insalata di cavolo (di cui ha espressamente chiesto che fosse solo vegetariana anch’essa, a costo di sembrare ridicola ed un po’ tocca, lo sanno tutti che il cavolo è cavolo!), arriva con due fette di pancetta sopra l’hamburger vegetariano. Il kosher detector che è in lei la mette adeguatamente in allarme, il cameriere giunto preoccupato al suo richiamo di terrore le conferma che ella è perspicace e di pancetta trattasi, e le spiega: il panino è vegetariano ma arriva accompagnato da pancetta, e se sei vegetariana devi specificare che sei vegana.
Sconcerto e vaga irritazione prendono la nostra viaggiatrice: intanto ama la precisione lessicale, quindi vada pure passare per vegetariana (inutile e persino dannoso sarebbe spiegare perché non mangia carne ed in quali frangenti, e che dichiarandosi vegetariana le tocca rinunciare anche al pesce, il pesce vero, ma poi sarebbe anche in dovere di addentrarsi in complessi distinguo su quale sia il vero pesce). Ma dichiararsi vegana, immolandosi a diverse settimane senza neppure uova e latticini, giammai! Una grama esistenza, il prezzo da pagare per essere a zonzo per il mondo.
La risposta più semplice arriva dalla sinagoga in cui l’indefessa sognatrice è inciampata nel quartiere latino di San Francisco, Sha’ar Zahav. Chiusa, come quella di Emanu-El che aveva invano provato a visitare, ma nulla era valso, non commuovere il duro guardiano alla porta, né provare a corromperlo con parole suadenti – una delle sue più antiche sinagoghe della città, insieme a Sherit Israel: un tempio per la comunità tedesca ed uno per la lontana comunità est europea, dopo aver inizialmente ipotizzato di crearne una congiunta salvo poi infatti non trovarsi d’accordo; comunità che vai, jekke che trovi, pensa sornionamente la nostra viaggiatrice. Invece a Sha’ar Zahav ella incolla il viso alla porta chiusa per provare almeno a dare una sbirciatina… E da dentro all’improvviso una signora le apre, la fa entrare, le descrive il luogo e le mostra pure i sefarim. Le vetrate sopra l’Aron recano i versi di
הִנֵּה מַה טוֹב Hine Ma Tov, ma attenzione, leggendo bene, non c’è scritto solo אָחִים fratelli, ma anche sorelle, quanto è piacevole per le sorelle vivere insieme in unità! La signora spiega che hanno integrato il salmo 133, che loda la bellezza della fratellanza, aggiungendo non solo le sorelle ma tutti: quanto bello e piacevole è se fratelli e sorelle e tutti risiediamo insieme in unità.

Sara Valentina Di Palma

(22 agosto 2019)