L’epoca degli insulti
Ci raccontiamo spesso che l’alto livello di litigiosità e tendenza a insultare e denigrare chi ha idee diverse presenti nel mondo ebraico di oggi (o, per lo meno, in quello italiano) sono un effetto dell’ambiente che ci circonda. Una serie di conversazioni casuali avvenute negli ultimi giorni ha fatto però nascere in me un dubbio inquietante: e se noi ebrei fossimo mediamente peggio degli altri?
Certo, nella politica come in molti altri ambiti gli insulti, le cattiverie e le fake news prosperano come non mai. C’è però un problema di proporzioni: fuori dal mondo ebraico le persone che litigano, insultano, e anche quelle che vengono insultate, sono comunque una minoranza. Tra gli ebrei non ci scommetterei troppo. Se l’ultimo secolo ha visto un’altissima percentuale di ebrei tra scrittori, artisti, scienziati, premi Nobel, ecc. temo che questo tempo che stiamo vivendo sarà ricordato come l’epoca in cui gli ebrei primeggiavano tra coloro che insultavano o venivano insultati (da altri ebrei, s’intende) sui social network.
Per certi aspetti potremmo dire che non è un male: in una società in cui scarseggiano i luoghi di aggregazione di un tempo e le persone si sentono perse in un mondo vasto e anonimo, è quasi confortante sapere che esiste una comunità che fa attenzione a quello che fai e a quello che scrivi, pronta a correggerti (anche se a volte in modo un po’ colorito) quando pensa che stai sbagliando. In tutta sincerità, non credo che farei il cambio. Certo, se poi la comunità non fosse fatta di gruppi chiusi che parlano male gli uni degli altri ma fosse disponibile a un confronto aperto, se le critiche arrivassero direttamente e non tramite tam-tam, sarebbe ancora meglio, ma questo, forse, è chiedere troppo.
Anna Segre
(23 agosto 2019)