L’essenza del populismo
Con il discorso del Ministro dell’Interno martedì al Senato ho scoperto che gli italiani avrebbero tutti un’unica fede, e sarebbero tutti protetti dal “Cuore Immacolato di Maria”. Eppure, se davvero così fosse, anche da cristiano mi sentirei un po’ offeso nel vedere la propria religione trasformata in un orpello da esibire feticisticamente, ridotta ad arma politica ed identitaria da scagliare contro gli avversari all’interno di un penoso teatrino che va avanti da mesi. Dove il motto sembra essere diventato nuovamente quello di “Gott mit uns”. Si sa che in Italia il concetto di “laicità dello stato” per quanto sancito dalla costituzione è un argomento da sempre spinoso, da molti poco digerito o non ben compreso, ma penso che in questo caso si vada anche oltre il tradizionale dibattito sui simboli religiosi in luoghi pubblici o sull’ora di religione, pare piuttosto che per certi politici l’essere buoni italiani significhi automaticamente e doverosamente essere anche cristiano cattolici. Almeno così può essere recepito il messaggio. Intanto dagli USA il presidente Donald Trump informa che “gli ebrei che votano per i Democratici dimostrano grande mancanza di intelligenza o grande slealtà”, per poi poche ore dopo, citando un commentatore evangelico, con un confuso discorso si autoproclama come una sorta di “Re di Israele” o di “Messia” “non riconosciuto però come tale dagli ebrei americani (a differenza – scrive – di quelli israeliani)”. Considerando che la maggior parte degli ebrei negli USA votano per i Democratici, Trump, riprendendo stereotipi che non dovrebbero suonare nuovi, li accusa di irriconoscenza (nel senso di non riconoscerlo?) e di slealtà verso lo stato. Insomma, aggiungendoci anche Bolsonaro che dopo aver negato la realtà degli incendi in Amazzonia finisce poi per accusare le ONG, nei discorsi che ho citato mi sembra di cogliere un po’ l’essenza di quello che prende normalmente il nome di “sovranismo” e “populismo”. Una serie di parole folli e megalomani o frasi che al contrario dimostrano magari saggezza, tatto, e un grande senso di responsabilità. Chi legge saprà giudicare meglio di me, così come il ritenere se è il caso di stare allegri o di preoccuparsi.
Francesco Moises Bassano
(23 agosto 2019)