Recitare una berakhà

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna“… E mangerai e ti sazierai e benedirai il Signore D-o tua per la buona terra che ti ha dato” (Deuteronomio 8;10).
Nel brano di Torà che leggeremo questo Shabbat, Mosè ricorda al popolo il bene di possedere la terra di Israele e la ricchezza di cui il popolo godrà su di essa. Tutto ciò, come dirà in seguito, non è dovuto alla bravura che l’ebreo ha nel saper lavorare ed arricchirsi, bensì dalla volontà divina di premiarlo, per la fede in D-o e per l’osservanza dei Suoi precetti. Recitare una berakhà per l’azione che stiamo compiendo, non deve essere un gesto automatico, bensì la riconoscenza per Colui che ha messo a nostra disposizione un bene di cui ci accingiamo a godere. Recitare una berakhà su un frutto o su qualsiasi altra cosa, vuole essere la richiesta a D-o del permesso di godere di qualcosa che a Lui appartiene e che ha messo a nostra disposizione.
Soltanto riconoscendo ciò potremo gioire ed essere meritevoli di mantenere a lungo un bene prezioso.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna

(23 agosto 2019)