Italia e Germania unite nel ricordo

“Mai più nazionalismo sfrenato, mai più razzismo e violenza: dobbiamo ricordarlo nel momento in cui il veleno del nazionalismo torna ad infiltrarsi in Europa”. Lo ha detto nelle scorse ore il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, commemorando l’eccidio nazifascista di Fivizzano di 75 anni fa insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel suo discorso, tenuto in italiano, Steinmeier ha richiamato le responsabilità tedesche per le stragi naziste compiute in Italia: “Sono davanti a voi come presidente federale tedesco e provo solo vergogna per quello che i tedeschi vi hanno fatto, mi inchino davanti ai morti e chiedo perdono per i crimini perpetrati da mano tedesca”. “Noi tedeschi sappiamo che la nostra responsabilità per questi crimini non ha fine” ha aggiunto, aprendo e concludendo il suo discorso con una citazione di Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Parole che Steinmeier ha voluto ripetere anche in tedesco come messaggio alla sua nazione. “Se accedessimo alla tesi dell’oblio, rischieremmo di dimenticarci anche che in quei drammi affondano le radici e le ragioni del lungo percorso che, attraverso la lotta in Europa contro il nazifascismo, attraverso la Resistenza, con il recupero dei valori democratici e di libertà, ci ha portato alle nostre Costituzioni e nel successivo percorso di integrazione europea, alla nostra comune prospettiva storica”, le parole del Capo dello Stato Mattarella. “Se tutto questo dovesse cadere, non venisse sempre ricordato – ha aggiunto il presidente -, si realizzerebbe una fuga da noi stessi, dalla nostra storia, con il prevalere dell’incomprensione di ciò che siamo, con il prevalere dell’indifferenza, dell’estraneità verso ciò che autenticamente costituisce Repubblica. Si tratta di un rischio grave, che ci ruberebbe quella nostra storia di sofferenza e di riscatto. Offenderebbe il sacrificio dei nostri concittadini ai quali è stata sottratta la vita. Pretenderebbe di annullare il lutto dei familiari e il dolore di un’intera collettività. Questo non può accadere”.