Manifestazioni di piazza
Tanto Mussolini quanto Hitler sono andati al potere grazie a processi decisionali del tutto accettati nelle democrazie liberali. Un’ampia partecipazione popolare alle elezioni ha finito con il consegnare a questi figuri un potere formalmente legittimo, nonostante le violenze che caratterizzarono all’epoca le rispettive campagne elettorali. Un potere che è stato rapidamente utilizzato per demolire dalle fondamenta il concetto di democrazia, annullando le più comuni libertà personali e politiche, e che ha portato all’istituzione di regimi dittatoriali. La partecipazione popolare, l’espressione del diritto di voto, è sì uno strumento essenziale della democrazia, ma deve essere preservata (come se fosse un elemento chimico instabile) dal miscelarsi con altri tre ingredienti che fanno parte della dialettica politica anche odierna e che sono stati determinanti nell’attacco alle democrazie avvenuto nel secolo scorso. Si tratta rispettivamente della richiesta di ordine sociale, della paura e della violenza. Un leader politico che fa appello a una mobilitazione popolare che si opponga con urla e schiamazzi alla legittima dialettica che si esprime nel Parlamento, lavora in maniera più o meno consapevole all’azzeramento della democrazia intesa come sistema di governo organizzato sulla delega popolare e caratterizzato da un chiaro modello di bilanciamento del potere legislativo, del potere esecutivo e del potere giudiziario.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC