Freud a San Siro
I tifosi (non sostenitori, tifosi) dell’acclamata squadra della capitale morale d’Italia, spiegano a Romelu Lukaku: “Ci spiace molto che tu abbia pensato che quanto accaduto… sia stato razzismo. Devi capire che l’Italia non è come molti altri paesi europei dove il razzismo è un vero problema. Capiamo che possa esserti sembrato ma non è così. In Italia usiamo certi ‘modi’ solo per ‘aiutare la squadra’ e cercare di rendere nervosi gli avversari”. Non si spiega, nella lettera, in cosa consistano i richiami ai “certi modi” et pour cause (non si voleva essere volgari).
Altra autorevole tifoseria spiega nei suoi cori che “…Firenze è una patria di infami, la odio da sempre perché i viola non sono italiani, ma sono una massa di ebrei…”.
I tifosi, nella suddetta missiva, partono dalla descrizione sommaria dell’opera di Sigmund Freud sul motto di spirito (Der Witz und seine Beziehung zum Unbewußten) per poi dilungarsi sulla successiva critica, e prendono coraggiosamente posizione sui passi che considerano, giustamente, superati oppure suscettibili di revisione. Costoro menzionano anche quel passaggio di Freud in cui si asserisce che “lo scherzo consente di evadere dai divieti e consente di accedere a fonti di piacere altrimenti inaccessibili”, annunciando che questo punto sarà oggetto di una loro prossima missiva. Fanno bene, perché la spiegazione è tutta lì.
Per dire – come è stato fatto in un convegno di Solomon con il sottosegretario alla Giustizia dell’epoca e con una componente del CSM, che la cultura generale non è utile, ma indispensabile, anche per gli operatori del diritto. E questa bellissima lettera, dianzi citata, ne reca una commovente testimonianza.
Emanuele Calò, giurista
(10 settembre 2019)