“Israele e la Shoah,
la tesi di Sergio Luzzatto
sciocchezza dal sapore antisemita”

Nel suo ultimo saggio (“Un popolo come gli altri”, Donzelli editore), oltre ad attaccare il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche che già in passato ha denunciato i suoi tentativi di creare scompiglio e gettare ombre, lo storico Sergio Luzzatto ripropone una tesi a lui cara. E cioè quella secondo cui lo Stato di Israele si sarebbe servito sin dalle origini della Shoah, strumentalizzandone la tragedia per fini politici.
Lo scrittore Aldo Zargani (nell’immagine) ci propone una riflessione al riguardo.

Dai tempi del liceo classico mi risulta che la Storia, da Tucidide in poi, consiste anche in una tela di trame e di orditi di cause e di effetti.
La tesi che lo Stato di Israele sia “macchiato fin dalle origini da una tentazione etnicista, in cui l’integralismo religioso si alimenta con la sacralizzazione della Shoah” è irrimediabilmente superficiale perché è facile, nella tela della Storia, confondere gli effetti con le cause. E poi la Shoah non è mai stata sacralizzata.
Lo Stato indipendente degli ebrei era la speranza del Protosionismo di metà ‘800 che vedeva nel Risorgimento italiano un esempio da imitare di rivoluzione nazionale laica fondata soprattutto sulla cultura. A metà dell’800 il nazionalismo era ancora progressista nella lotta contro gli Imperi e che questo fosse un errore ce ne siamo accorti molto tempo dopo, e adesso ci siamo messi a rimpiangere gli Imperi (grave errore). Poi sono avvenute alcune cose che spero ancora si sappiano…
All’indomani delle Guerre Mondiali, della Shoah e della fondazione dello Stato di Israele, cause ed effetti, sì, ma in una rete inestricabile di altre cause e altri effetti, il sionismo dei primi fondatori effettivi di Israele (socialdemocratici) considerava la Shoah come conseguenza della assimilazione borghese che aveva fatto diventare gli ebrei prede inermi del Fascismo europeo. Idea sbagliata e a quell’epoca la Shoah non si chiamava ancora Shoah.
Nei tardi anni Quaranta del’900 solo gli ebrei (e nemmeno tutti) e parecchi giudici del processo di Norimberga, avevano un’idea, peraltro ancora approssimativa, di che cosa fosse la realtà dello sterminio nazista. Sono passati molti decenni e incombe l’oblio, l’offuscarsi della memoria, l’indifferenza e l’ignoranza di un passato ormai così lontano. Abbiamo di fronte un futuro indecifrabile e abbiamo assistito ad altri genocidi, come quello cambogiano o quello cattolico che sterminò i Tutsi (anch’essi sulla strada dell’oblio). Nessuno sacralizza i genocidi, ma dobbiamo ancora comprendere molto.
Nel brandello del saggio che ho potuto leggere si riscontra un quasi neologismo: “etnicismo”. Temo che sia utilizzato per introdurre di soppiatto il termine “razzismo”. Non penso che il popolo ebraico possa essere immune da nessuna delle tare che affliggono gli altri popoli del Pianeta, ma, suvvia!, propalare sciocchezze come quella che l’etnicismo sia stato generato dallo sfruttamento del mito della Shoah è una affermazione grave, degna di uno sperduto antisemita della Siberia nordorientale.
Una cosa soltanto approvo del contestabile saggio di Sergio Luzzatto (del quale però conosco solo il brano citato), ed è il titolo: “Un popolo come gli altri”. I governi israeliani assomigliano al, recentemente e provvisoriamente defunto, governo italiano populista e sovranista. Spero in meglio per il futuro di Italia e Israele.

Aldo Zargani

(11 settembre 2019)