Israele verso il voto

rassegnaSui giornali italiani occhi puntati sulle elezioni in Israele. “Il voto che l’America di Trump aspetta con ansia” titola il Sole 24 Ore, focalizzandosi sul rapporto tra il leader della Casa Bianca e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Sembra che Trump, a cui piace sostenere i cavalli vincenti, abbia subodorato che qualcosa potrebbe non andare come previsto. E cominci a prendere le distanze dall’amico Bibi. Il quale – si legge – se non vincesse le elezioni potrebbe presto essere incriminato per tre casi di corruzione”. 
Per Il Fatto Quotidiano, che pure mette al centro l’incerto futuro del Primo ministro di Gerusalemme, “Mr. Security traballa”. A livello strategico, viene spiegato, Bibi sta facendo di tutto per fermare uno sviluppo che considera catastrofico: l’inizio incombente di negoziati diretti tra Stati Uniti e Iran. “Il licenziamento in tronco dell’amico John Bolton, ex consigliere per la Homeland Security a Washington, è stata per lui una pessima notizia. Più si avvicinano le elezioni – si legge – più Netanyahu sembra avvicinarsi a un punto dove è difficile distinguere tra considerazioni politiche, strategiche e militari”. 
Per Il Foglio, Trump “flirta con talebani e ayatollah” e come conseguenza di questo avvicinamento “il jihad mondiale fa festa”. Israele intanto “freme su quattro fronti di guerra”. 
Il Giornale dedica un ritratto a Gadeer Kamal Mreeh, deputata della Knesset di origine drusa che si è candidata con Blu e Bianco. Di lei si dice: “Il volto di una convivenza possibile”. 
Libero racconta invece del consenso di cui godrebbe a destra l’ex ministra Ayelet Shaked: “Israele – viene detto – ha una nuova Giovanna D’Arco, conservatrice, nazionalista, laica ma attentissima al rapporto con i religiosi”. 

Guarda al voto israeliano anche l’intervista di Repubblica allo scrittore Abraham Yehoshua. “Al centro di queste elezioni – afferma – c’è una scelta pro o contro Netanyahu: ha vinto le elezioni ad aprile ma non è riuscito a formare il governo. Tutto il voto è su di lui e sulle sue questioni giudiziarie: potrebbe finire in carcere; lo sa e per questo si comporta come un animale ferito”. In campagna elettorale, prosegue Yehoshua, “non si è parlato di pace con i palestinesi, di due Stati, di come sarà Israele nel futuro. Stiamo decidendo se cacciare o no Netanyahu”. 

La Stampa parla del crescente successo del vino kosher in Italia, con sempre più aziende (anche di pregio) che si sono attivate in questo senso. Si legge al riguardo: “Il mercato mondiale vale 28 milioni di dollari – 7 milioni di bottiglie – e a farla da padrone sono Francia, California e Italia: nel nostro Paese, secondo recenti studi della Cia-Agricoltori italiani, le cantine sono una trentina, ma il numero è destinato a crescere (fino a qualche anno fa erano 15)”. Commenta rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma: “Per i mercati italiani credo sia una sfida positiva: il vino kosher può diventare una voce importante per l’export, ma l’impresa che lo produce dev’essere sufficientemente grande e avere un bacino d’utenza ampio per poter supportare i costi”. 

È uscito ieri in Francia Un devoir de vérité, del controverso teologo islamico Tariq Ramadan, recentemente incriminato per stupro. Nel libro Ramadan paragona il suo caso all’Affaire Dreyfus. Spiega Il Fatto Quotidiano: “Per il Crif, che rappresenta la comunità ebraica di Francia, il paragone è un ‘insulto’ al capitano Dreyfus, che fu riabilitato”.

Positivo feedback, sul Corriere, per lo spettacolo “I luoghi della Memoria” recentemente proposto al Memoriale della Shoah di Milano. Della performance artistica, nata da un’idea di Stefania Consenti, con il Piccolo Teatro, il Conservatorio, Anpi, Aned e la Fondazione del Memoriale, si dice: “Bravi gli attori in un oratorio-spettacolo di rara, intensa verità”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(12 settembre 2019)