Ticketless – Voli troppo alti e repentini
La lettura di un piccolo libro, che apre la nuova collana dell’Archivio Terracini (Rav Raffael B. Amar, Sull’osservanza delle feste. Descrizione delle festività, digiuni e giorni distinti di culto ebraico nel corso dell’anno, a c. di A. Somekh, Belforte) rafforza un mio vecchio convincimento su un aspetto della cultura ebraica dell’Ottocento, su cui varrebbe la pena riflettere con cura. Grazie al formidabile apparato di note del curatore balza alla luce il problema dell’insegnamento nelle scuole ebraiche. In questo caso il Piemonte, ma il problema andrebbe esteso altrove. Quali programmi scolastici prima e dopo il 1848? Il tema centrale è dato dalla crescente infiltrazione dei classici della letteratura italiana: dalla scoperta emozionante della Commedia, dell’Orlando furioso, della Gerusalemme liberata. Per la prima generazione di intellettuali venuta fuori dal ghetto quel mondo non viene ignorato, come spesso oggi accade, viene guardato con timore, ma senza complessi d’inferiorità. Si ha certezza di poter portare un contributo a quel mondo, attraverso una maggiore conoscenza dei Salmi, di Qohelet, del Cantico. È il rovello di una figura come Salvatore De Benedetti. Si osserva un fervore nel cercare di dimostrare la legittimità di un confronto alla pari: la meraviglia nasce dalla possibile sovrapponibilità di un’identica moralità e dalla bellezza che nasce dal modo di rappresentare principi identici. Sarebbe opportuno un giorno elencare, nel caso dei poeti, quali versi meglio combaciavano con la Lezione dei Padri. Manca il tempo di fare questa ricerca metodica (e forse anche la volontà di fare un esercizio che a molti potrà sembrare inutile e invece non è). Mi limito a due esempi. Il dantesco “Fatti non foste a viver come bruti”, che nella cerchia goriziano-fiorentina dei Michelstaedter, Della Pergola, Cassuto fiorisce in simbiosi con Salmi 20, 8: “Chi si vanta dei carri chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio”. L’altro esempio lo ritrovo in nota allo scritto appena pubblicato, Sull’osservanza delle feste. Il celeberrimo verso del Tasso “ed ai voli troppo repentini/sogliono i precipizi essere vicini” dalla Gerusalemme Liberata (II, 70, 559-560), verso, sia detto per inciso, che si ritaglia alla perfezione al caso del nostro ex Ministro dell’Interno, richiama l’altrettanto celebre Midrash a Ester 3, 1. Haman sarebbe stato in un primo tempo innalzato per provocargli una caduta più forte in seguito.
Alberto Cavaglion