Israele, a Netanyahu l’incarico di formare un nuovo governo
Niente governo di unità nazionale tra il Likud (32 seggi) del Premier uscente Benjamin Netanyahu e Kachol Lavan (33 seggi) di Benny Gantz. Visto il mancato accordo tra i due maggiori partiti della Knesset, il Presidente Rivlin ha affidato a Netanyahu il compito di formare una coalizione di governo. 28 i giorni a disposizione del leader del Likud – con una possibile estensione di 14 – per ottenere la maggioranza parlamentare necessaria di 61 seggi. Per il momento Netanyahu dispone dell’appoggio di 55 membri della Knesset. “Accetto l’incarico, occorre un governo di unità nazionale e la riconciliazione che in questo momento è essenziale”, le parole di Netanyahu riportate da Repubblica. Gantz però ha replicato che non vuole sedere “in un governo guidato da un premier che deve fronteggiare accuse gravissime”: il 2 ottobre Netanyahu dovrà infatti essere sentito dal procuratore generale e rischia di essere formalmente messo sotto accusa per corruzione (La Stampa). Riguardo al mancato accordo con Gantz, il Corriere scrive che fonti di Kachol Lavan hanno dichiarato “al giornale Yedioth Ahronoth che Netanyahu avrebbe deragliato i colloqui quando ha capito che non gli sarebbe stato concesso di sedere per primo sulla poltrona di premier, l’ipotesi era la rotazione, due anni a testa”. Il Fatto Quotidiano pone invece l’accento su come Netanyahu non sia affatto fuori dai giochi politici d’Israele.
Fine vita, la sentenza della Consulta. La Corte costituzionale ha dichiarato “non punibile” chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. “Tradotto – spiega il Corriere – il suicidio assistito, ‘a determinate condizioni’, è lecito”. “Ho rischiato dodici anni di carcere mal o rifarei senza pensarci due volte: adesso siamo tutti più liberi. Anche quelli contrari”, le parole di Marco Cappato, imputato per l’aiuto al suicidio di Fabiano Antoniani, in un’intervista a Repubblica.
Mantova e il cimitero ebraico. Ancora sui giornali notizie legate al progetto di riqualificazione MantovaHub nella parte che interessa l’area dell’antico cimitero ebraico della città. A ricostruire la vicenda, La Stampa che riporta come in merito al progetto siano emerse preoccupazioni per parte ebraica rispetto alla gestione dei lavori sul cimitero e al rischio di profanazioni. “C’è una legge italiana che impone di tutelare i siti religiosi. – le parole della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni al quotidiano torinese – C’è anche l’opportunità di valorizzare un sito che ha un’importanza culturale non solo per gli ebrei. La ricerca di soluzioni deve basarsi sulle indicazioni dell’Assemblea rabbinica italiana”. Intanto, spiega uno dei progettisti a La Stampa, si cercano soluzioni per dare risposta ad alcune nuove istanze religiose arrivate in merito al cimitero.
L’Italia e l’intervento Onu sui migranti. “Fare in modo che i migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica vengano presi in consegna dall’Unhcr, per garantirne l’incolumità”. E “creare centri di accoglienza gestiti dall’Agenzia dell’Onu”. Sono i due obiettivi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio in tema di migranti. “Non è qualcosa di realizzabile nel breve – scrive La Stampa – e assomiglia molto al piano lasciato a metà dall’allora ministro dell’Interno del Pd Marco Minniti”.
Razzismo negli stadi, che fare. A fronte dei diversi episodi di razzismo negli stadi italiani delle ultime settimane, il Corriere si chiede che fare per contrastare efficacemente il fenomeno e presenta le recenti novità al codice di giustizia sportiva: “Le società che adottano un nuovo modello di gestione potranno usufruire di esimenti o attenuanti”.
1943, la deportazione degli ebrei macedoni e le responsabilità italiane. Il Corriere riporta l’articolo pubblicato dalla storico Michele Sarfatti sui “Quaderni di storia” in cui, attraverso due telegrammi, viene ricostruita la complicità del governo di Benito Mussolini nella deportazione di quattromila ebrei macedoni nel marzo del 1943.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked