Migliorare il clima
L’idea di uno “sciopero per il clima”, come ormai si è abituati a chiamarlo, a prima vista può sembrare forse un po’ bizzarra; in realtà capita spesso che gli scioperi non siano tanto una protesta diretta contro un datore di lavoro quanto un momento simbolico di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un problema ritenuto particolarmente grave. In questo senso non è illogico che gli studenti oggi abbiano deciso di saltare un giorno di scuola per scendere in piazza, e personalmente non trovo nulla di scandaloso nel fatto che il Ministro della Pubblica Istruzione abbia invitato (non obbligato) le scuole – “stante il valore civico che la partecipazione riveste” – a non conteggiare l’assenza di chi va a manifestare tra quelle che possono concorrere a determinare un’eventuale bocciatura: chi conosce almeno un po’ il mondo della scuola sa che le ragioni che possono consentire legittimamente agli allievi di assentarsi dalle lezioni sono talmente varie e numerose (partecipazione a spettacoli, gare sportive, concorsi di vario genere, riunioni, assemblee dei rappresentanti di classe, redazione e/o distribuzione del giornale scolastico, ecc.) che la partecipazione a una manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del riscaldamento globale non appare certo un’attività più estranea di altre alla vita della scuola; tanto più che i problemi legati ai mutamenti climatici, alle responsabilità dell’uomo e alle possibili soluzioni sono trattati puntualmente in tutti i libri di testo di geostoria.
E noi insegnanti? Non sarebbe un po’ paradossale scioperare contro un ministro che condivide in pieno le ragioni dello sciopero? Oppure vale anche per noi l’idea che si possa scendere in piazza semplicemente per sensibilizzare l’opinione pubblica? E se invece decidiamo di andare a scuola e ci troviamo pochissimi allievi per classe cosa dobbiamo fare? Far vedere un bel film e penalizzare quelli che sono andati a manifestare? Oppure fare una lunga e dettagliata lezione sui cambiamenti climatici che apparirebbe come un’accusa di insensibilità rivolta a chi ha deciso di venire a scuola anziché partecipare alle manifestazioni? Mentre mi dibatto in questi problemi noto che, qualunque cosa io decida di fare, la non regolarità delle lezioni di oggi mi ha comunque regalato un po’ di tempo in più per scambiare agevolmente mail e messaggi di Shanà tovà. Nella speranza che il 5780 ci porti grandi progressi sul tema del clima e, già che ci siamo, che migliori anche un po’ il clima all’interno dell’ebraismo italiano.
Auguro a tutti un anno buono e dolce!
Anna Segre, insegnante
(27 settembre 2019)