Rosh HaShanah 5780 –
“Un anno per l’ascolto e il confronto”
Questa sera al tramonto avrà inizio un nuovo anno, il 5780, e in queste ultime ore fervono lo scambio di auguri e i preparativi, in cucina, nelle sinagoghe, nei nostri cuori e pensieri, in attesa che ci raggiunga quello struggente e antico suono dello shofar.
E così ancora una volta nelle nostre vite, l’estate è passata, le giornate si accorciano, l’anno si allunga al suo massimo, portando con sé nuove promesse e nuove speranze. Tempo di bilancio e di preghiere che recitiamo e tramandiamo da millenni, tempo di testimonianza e di affermazione che la nostra esistenza come genere umano non è solo del presente anno che va e che viene ma dalla creazione del mondo, e che il giorno del giudizio si estende a tutti coloro che sono giunti in questo mondo.
L’augurio che in ebraico ci scambiamo, “shanà tovà” (“buon anno”), è in fondo molto semplice e poco pretenzioso ma racchiude in sé un equilibrato auspicio, consapevoli di quanto le nostre vite siano complesse e abbinano diverse dimensioni e fatiche, e forse a suggerirlo è la millenaria saggezza che augurarsi il buono è più che significativo.
Diversi cari parenti e amici ci hanno lasciato e a loro, prima di tutto, va il mio pensiero salutandoli ancora una volta, soffrendo il vuoto che hanno lasciato per i coniugi, le loro famiglie e amici, e per le istituzioni ebraiche e l’Unione che li hanno visti sempre presenti e vicini. Yzl. Ma anche molte le nascite, di figli, nipoti e pronipoti, che allungano la nostra catena generazionale e ai quali rivolgere attenzioni, amore, cure e benedizioni.
L’anno che va concludendosi, il 5779, è stato carico sfide e iniziative. Anche il 5780 si annuncia particolarmente impegnativo per l’Unione e per le 21 Comunità, per le nostre responsabilità istituzionali ma anche come cittadini di questo Paese. La sfida è di viverlo ancora una volta da protagonisti, con piena consapevolezza delle nostre radici, del nostro essere Comunità con un’identità plurimillenaria da preservare ma anche condividere, nei suoi insegnamenti universali, con il resto della società, primi fra tutti quelli nel campo educativo delle giovani generazioni, quello culturale e di formazione delle coscienze e difesa dei valori fondamentali che uniscono oltre le differenze..
L’augurio e il rinnovato imperativo è quello di vivere con orgoglio e consapevolezza la gioia di essere ebrei italiani, cittadini come tutti gli altri, con gli stessi diritti e doveri sanciti da formidabili presidi democratici che abbiamo contribuito a scrivere e istituire, ma anche portatori di una specificità. Un anno che, come Unione, vogliamo impostare all’insegna della massima condivisione e partecipazione, sostenendo – ma anche sollecitando – comunità ed enti ebraici a vigilare e promuovere cultura e sapere sul loro territorio, riconoscendosi parte di un insieme. L’Unione – è proprio il caso di dirlo – fa la forza. Insisteremo, come sempre fatto, sulla difesa di Israele e del suo diritto a esistere, vivere e progredire in pace, nella prosperità che registra oggi una popolazione di 9,092 milioni di abitanti!
Che sia, questo che si avvia, un anno di ascolto e capacità di imparare anche dal nostro prossimo, dai nostri allievi e figli cultori di conoscenze a noi remote, di azzeramento di ogni violenza e prepotenza verbale ormai diffusa anche nelle nostre comunità virtuali e inaccettabile specchio di una società che non cerca dialogo ma solo visibilità delle proprie cieche opinioni. Che sia un anno che ci veda, invece, confrontarci in modo pacato e costruttivo, arricchendo le nostre conoscenze di lingua e tradizione ebraica con l’aiuto dei nostri Maestri.
Un anno per la solidarietà, aiutando chi è rimasto indietro, in momentanea difficoltà o in recupero. Un anno di luce ebraica, che possa illuminare le nostre case e Comunità ma anche una società italiana talvolta smarrita davanti alle grandi sfide del presente e del globale vivere. Che sia un anno di soddisfazioni piccole e grandi, nelle relazioni di famiglia e nel lavoro.
Come detto, una shanà tovà con tutto il significato che racchiude questo semplice aggettivo, per il popolo ebraico, in Israele e in tutte le Comunità del mondo.
Noemi Di Segni, presidente UCEI
(29 settembre 2019)