Preservare il mondo
L’ecologismo è finalmente di attualità. Lo è per chi ci crede e manifesta e lo è per chi lo combatte e ne nega l’importanza. Al di là di strumentalizzazioni vere o presunte, l’aumentata sensibilità verso l’esigenza di preservare il mondo va guardata con favore. Non è forse questo il compito che D-o assegnò all’uomo appena creato? Lo pose nel giardino dell’Eden e gli ordinò di “lavorarla e custodirla”. Come sempre però, gli insegnamenti dei Maestri ci spingono ad approfondire gli argomenti e a rifuggire da risposte schematiche o semplicistiche. Mentre è infatti chiaro il compito di custodire il mondo – ecco dunque che l’imperativo ecologico universale si dimostra facilmente – non altrettanto può dirsi per il fatto di dover lavorare, soprattutto se si pensa che questo ordine venne dato all’uomo quando ancora era nell’Eden, cioè in un ambiente perfetto. Rav A. Liechtenstein fa notare come questo “lavorare” possa intendersi in due modi: a) al fine di conservare, una sorta di “lavori di manutenzione”; b) al fine di migliorare ulteriormente, di innovare. Tesi quest’ultima assai ardita se riferita appunto al mondo appena creato dal Signore; eppure, concetto caro ai nostri Maestri che vedono nell’uomo un “socio del Signore” nell’opera della creazione. “Perché fate la milà” chiese provocatoriamente il governatore romano Tineius Rufus a rabbì Aqivà? Come a dire, ciò che ha creato il D-o in cui credete non dovrebbe essere già perfetto? Rabbì Aqivà rispose mostrando una spiga di grano, opera divina, e una bella pagnotta, frutto del lavoro dell’uomo: “quale è meglio?” D-o ha lasciato all’uomo la possibilità di perfezionare, di migliorare ancora il creato (v. Midràsh Tanchumà, parashat Tazrìa’).
Tornando all’ecologismo, possiamo dire che secondo la Torà esso deve affiancare lo sviluppo tecnologico e non opporglisi. Non già un troppo facile infischiarsi dell’ambiente in nome del progresso (o dei propri interessi) e nemmeno un’altrettanto facile opposizione preconcetta a qualsiasi sviluppo. Ma la pretesa, questa sì, che la crescita, lo sviluppo, l’innovazione siano in armonia con l’istanza ecologica: solo così possiamo davvero dirci “soci del Signore” nella creazione del mondo!
Michael Ascoli, rabbino
(8 ottobre 2019)