Gli irriducibili: giovani ribelli che sfidarono Mussolini
Alcuni anni fa Mirella Serri pubblicò I redenti (I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte – 1938-1948, Corbaccio, Milano, 2005), una galleria di personaggi che erano appartenuti, in gran parte, al cosiddetto “fascismo di sinistra” e che nel dopoguerra avevano ottenuto la “redenzione” per mezzo del lasciapassare fornito dal Partito comunista italiano che, d’altra parte, fin dalla metà degli anni ’30 si era rivolto ai “fratelli in camicia nera”. Questi personaggi avevano così finito per costituire una parte non irrilevante dell’élite politica e culturale del dopoguerra. Si trattava di un lavoro serio, opera di una studiosa che non concedeva niente al carattere scandalistico che hanno avuto altre opere sullo stesso argomento.
Adesso Mirella Serri pubblica Gli irriducibili (Longanesi, Milano, 2019), dedicato, come recita il sottotitolo, a “I giovani ribelli che sfidarono Mussolini”. Si tratta del rovesciamento del tema dell’altro libro: qui i protagonisti sono quei giovani che non si fecero ingannare dalle lusinghe del fascismo, nemmeno di quello “di sinistra”, e che da subito ne individuarono le caratteristiche dittatoriali e liberticide, lottando senza compromessi contro di esso e pagando, spesso con la vita, il prezzo del proprio coraggio.
Possiamo individuare nel libro due poli: il primo si colloca alla metà de anni ’20, quando il fascismo manifesta pienamente il suo volto ed emerge il rifiuto di giovani che non avevano vissuto la sconfitta dei vecchi partiti e dai quali vengono proposte radicalmente nuove. Tra questi giovani emergono due coppie di fratelli, entrambe di origini ebraiche, ma che vivranno il loro ebraismo in maniera sostanzialmente diversa: Carlo e Nello Rosselli, e Enzo e Emilio Sereni. E’ soprattutto sui fratelli Sereni che si appunta l’attenzione di Mirella Serri, perché non solo la loro storia è meno nota di quella dei Rosselli ma permette anche di mettere meglio a fuoco il secondo polo della vicenda di questi giovani e di molti altri e che ne segnerà, spesso tragicamente, il destino: l’irrompere, con tutta la sua forza distruttiva, dello stalinismo, che inquinerà i rapporti all’interno del campo antifascista fino a dividere i fratelli dai fratelli, come avvenne nel caso dei Sereni.
Accanto ai Rosselli e ai Sereni ruotano altri personaggi, anch’essi irriducibilmente ostili al fascismo, fortemente legati ai primi da rapporti personali oltre che politici: spiccano tra essi le figure di Giorgio Amendola e di Manlio Rossi Doria; un ruolo importante lo riveste anche, nella narrazione della Serri, Giuseppe Di Vittorio, di alcuni anni più anziano degli altri. Un ruolo rilevante l’hanno ugualmente, gli ebrei italo-tunisini, la cui vicenda costituisce una delle pagine meno note nella storia dell’antifascismo, dove emergono figure come Maurizio Valenzi, futuro sindaco di Napoli, di Velio Spano e di Loris Gallico.
Le storie di questi personaggi si intrecciano strettamente con le vicende degli anni ’30, e in particolare con i mutamenti di fronte che caratterizzarono la politica del Partito comunista, sotto la guida dell’Unione Sovietica, in quel decennio. Prima radicalmente ostili a tutti gli altri gruppi della sinistra, sbrigativamente liquidati con la definizione di “socialfascisti”, poi disposti a tendere la mano in nome della lotta al fascismo nel periodo dei Fronti popolari, i comunisti rovesciarono radicalmente la propria posizione al tempo del Patto Molotov-Ribbentrop per poi di nuovo tornare a cercare forme di collaborazione con gli altri gruppi quando la Germania nazista attaccò l’Unione Sovietica. Una continua girandola di posizioni di cui pagarono il prezzo i militanti antifascisti e, in particolare, gli stessi militanti comunisti, spesso accusati dal partito di non essere pronti ad adeguarsi alle ripetute svolte ordinate da Mosca.
In questa storia un ruolo particolare è svolto dai fratelli Sereni la cui vicenda, come già detto, non è ancora sufficientemente nota e a cui giustamente Mirella Serri dedica molto spazio, a partire dalla scelta antitetica compiuta da Enzo e da Emilio nel 1927, il primo con l’adesione al sionismo e il secondo con quella al Partito comunista. Soprattutto sono importanti le pagine dedicate al lavoro di Enzo Sereni, nel kibbutz di Givat Brenner da lui fondato e poi come inviato nei più vari fronti, ovunque fosse necessario portare la voce del movimento sionista, fino alla sua ultima missione nell’Italia occupata dai nazisti. Altrettanto importanti sono le pagine dedicate alla moglie di Enzo, Ada Ascarelli, che nel dopoguerra ne continuò l’opera come protagonista dell’organizzazione dell’alyà bet, dell’immigrazione clandestina degli ebrei europei verso la Palestina ancora sotto il controllo britannico.
Valentino Baldacci