I segnali di incendio
Stephan Balliet, l’attentatore neonazista di Halle riteneva che gli ebrei fossero la “radice di tutti i mali”, i responsabili delle migrazioni di massa in Europa. Non poi così diversamente da chi crede che dietro di esse ci sia il magnate della finanza Gyorgy Soros. In contemporanea, Recep Tayyep Erdogan dava il via ai bombardamenti sulla Siria del Nord, e gli utenti sulla sua pagina Facebook, complimentandosi con lui, invocavano la protezione di Allah sull’esercito turco. Un conflitto reso possibile dall’abbandono dei curdi da parte di Donald Trump, un idolo tanto amato dai vari anti-musulmani e “anti-globalisti” di turno. Gli stessi, che fino a poco tempo fa derubricavano i suprematisti bianchi a vecchi fanatici incapaci di uccidere una mosca, spesso visti anzi con simpatia per la loro fantomatica difesa della “cultura cristiana” e del “sacro suolo europeo”. Chi aveva captato questi segnali di incendio? Dal 1990 in Germania il governo federale ha contato quasi 80 omicidi ascrivibili all’estremismo di destra, quasi tutte vittime straniere – per altre istituzioni il bilancio sarebbe probabilmente il doppio.
I curdi, spesso musulmani, hanno cacciato i jihadisti e hanno contribuito alla sconfitta di Daesh, la Turchia di Erdogan ha invece riportato l’islamismo in aree liberate dai curdi come quelle di Afrin. Ma del resto i “curdi per quanto simpatici non hanno aiutato gli americani nel D-day in Normandia”. Ad Halle l’attentatore ha fatto fuoco su una sinagoga e su un negozio turco di kebab. Più che strano, il mondo a volte è proprio scemo.
Francesco Moises Bassano
(11 ottobre 2019)