“16 ottobre, Roma non dimentica”
Inizia all’alba, col rav Alberto Funaro che suona lo shofar, la solenne commemorazione in ricordo delle vittime del rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943.
La grande ferita di Roma, cui sono dedicate già dal primo mattino commemorazioni e incontri. Alle 8.30 un momento istituzionale con la tradizionale deposizione delle corone al Tempio Maggiore, quella dell’amministrazione capitolina insieme alla Regione, e quella di UCEI e Comunità ebraica.
“Oggi ricordiamo il 16 ottobre 1943, il rastrellamento del ghetto e la deportazione degli ebrei di Roma. Una data che ferì la nostra città e la comunità ebraica romana. Roma non dimentica la tragedia della Shoah, perché senza memoria non c’è futuro” ha affermato la sindaca Virginia Raggi a margine della cerimonia.
A partecipare, tra gli altri, la presidente UCEI Noemi Di Segni, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Sono seguite analoghe iniziative a Palazzo Salviati e poi al cimitero del Verano.
Uno speciale momento di ricordo, quest’anno, è stato poi organizzato da Roma Capitale e Fondazione Museo della Shoah con l’apposizione di una corona in via del Portonaccio 194/196 in ricordo della famiglia Efrati, con la partecipazione del vicesindaco Luca Bergamo e del presidente della Fondazione Mario Venezia.
Il 16 ottobre di 76 anni fa, come è stato ricordato, Abramo Umberto con la moglie incinta Maria Di Segni vengono arrestati e poi deportati ad Auschwitz insieme ad otto dei loro figli: Enrica, Angelo, Cesare, Fortunata, Grazia, Giuditta, Dora e Marco. Di questi solo Angelo e Cesare faranno ritorno.
I rimanenti cinque figli, che non vivevano insieme ai genitori e ai fratelli, non vengono arrestati in quella circostanza. Lazzaro è arrestato successivamente e muore ad Ebensee nel 1945. Rosa, Samuele ed Anselmo sopravvivono invece al periodo dell’occupazione nazista. Così come Emilia, ultima in vita dei 13 fratelli.
(16 ottobre 2019)