Ticketless – La casa dei morti
A quanti si interrogano – e magari mugugnano – intorno al recente documento UE sui totalitarismi e sull’equiparazione nazismo-comunismo, il consiglio da dare è semplice: rileggere i libri di quanti hanno avuto la disgrazia di subire la persecuzione di entrambi regimi, abilitati più di noi a dirimere la tormentata questione. Margarete Buber-Neumann e, naturalmente, Gustaw Herling.
Le scelte editoriali sono spesso baciate dalla fortuna. Nei Meridiani Mondadori esce in questi giorni Etica e letteratura. Testimonianze, diario, racconti dove sono raccolti gli scritti del grande scrittore polacco, deceduto nel 2000. Il volume, a cura di K. Jaworska, reca saggi introduttivi di W. Bolecki e G. Fofi, oltre a una appassionante cronologia curata dalla figlia Marta. La parte che impressiona di più è l’insieme del “Diario scritto di notte”, un fitto zibaldone di letture e riflessioni filosofiche anche intorno al tema dell’antisemitismo. Nell’ultimo periodo della sua vita l’ebraismo ritorna in superficie e chi scrive queste righe porta vivo dentro di sé il ricordo di una conversazione molto toccante nella bella casa di Napoli, inverno 1983. Due consigli qui necessari, pratici e veloci per chi abbia a cuore un punto di vista ebraico nel confronto Lager-Gulag. Rileggere Herling a partire da un racconto, non dei più noti, Requiem per un campanaro, dove affiorano i fantasmi della Polonia ebraica. Secondo consiglio: prendere da Un mondo a parte il capitolo intitolato “La casa dei morti” e portarlo a confronto con le pagine di Se questo è un uomo dove anche Levi, per descrivere il Male, fa ricorso a Dostoevsky e a quella metafora dell’universo concentrazionario. In molti casi la letteratura aiuta ad abbattere i rischi della propaganda ideologica. Quando è grande, la letteratura accompagna per mano nell’arduo compito delle similitudini, affinità e differenze fra le forme del totalitarismo novecentesco.
Alberto Cavaglion