I giorni di Stalingrado

Giorgio BerrutoProprio in questi giorni di metà ottobre, nell’anno 1942, la Germania nazista lanciava l’ultima grande offensiva contro le posizioni sovietiche a Stalingrado. L’attacco non raggiungerà l’obiettivo di estromettere i russi dalla sponda occidentale del Volga e sarà seguito, a novembre, dall’Operazione Urano, con cui i sovietici accerchieranno la sesta armata tedesca. A Stalingrado Vasilij Grossman, al seguito dell’Armata rossa come corrispondente per “Krasnaja zvezda”, ha raccontato in taccuini e corrispondenze i mesi della battaglia che più di ogni altra ha cambiato le sorti della seconda guerra mondiale e, in un certo senso, del mondo in cui ancora oggi noi tutti viviamo. Adelphi nel 2015 ha pubblicato con il titolo “Uno scrittore in guerra” ampi stralci dei diari scritti da Grossman dalla tragica estate del 1941, quando l’avanzata tedesca sembrava inarrestabile, fino alla riconquista dei territori occupati e l’ingresso a Berlino nella primavera del 1945. Sono tuttavia i mesi di Stalingrado quelli che Grossman considererà sempre l’esperienza fondamentale della sua vita.
La vicenda personale di Vasilij Grossman sotto il regime staliniano è stata indubbiamente tragica, eppure a leggere quello che scriveva non si può non pensare che sia stato fortunato, perché per molto meno molti sono finiti in Siberia, e pochi sono tornati. Ma è anche l’umanesimo tanto tolstojano di Grossman che emerge dai suoi scritti, siano questi romanzi, racconti, articoli di giornale o taccuini personali. È d’altronde Grossman stesso a rivelare che, durante la guerra, lesse per due volte “Guerra e pace” e per due volte – prima e dopo l’occupazione tedesca – visitò la tomba di Tolstoj nella tenuta di Jasnaja Poljana, appartenuta al leggendario scrittore. Questo umanesimo, come in Tolstoj, ha il volto dei grandi ma soprattutto degli umili, protagonisti di un mosaico di scene indimenticabili e vere. Eccone un esempio: “Il comandante del plotone collegamenti Chamickij si è messo a leggere un libro in trincea, sotto un bombardamento furibondo. Gurt’ev è montato su tutte le furie: ‘Ma che cosa fa?’. ‘E che cosa devo fare? Bombardano, io leggo’”.

Giorgio Berruto

(17 ottobre 2019)