Kappler, la fuga e gli interrogativi aperti
È la mattina del 15 agosto 1977 quando il gerarca nazista Herbert Kappler, responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e del ricatto dei 50 chili d’oro perpetrato ai danni degli ebrei romani, lascia clandestinamente, con l’aiuto della moglie, l’ospedale del Celio. Una fuga che si conclude in Germania dove il criminale di guerra, condannato all’ergastolo, trascorre i suoi ultimi mesi di vita in condizione privilegiata.
Una pagina oscura su cui indaga Andrea Maori nel suo libro La valigia di Kappler avvalendosi di note di polizia, articoli di giornale e altri documenti che aiutano a ricostruire il clima dell’epoca e a soffermarsi sui molti interrogativi aperti. Un contributo prezioso, al centro di una conferenza tenutasi ieri sera nella sinagoga di via Balbo, organizzata dall’Associazione Romana Amici d’Israele insieme a Progetto Dreyfus e con il patrocinio della Comunità ebraica locale.
Tra i relatori della conferenza, apertasi con un saluto del presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, il giudice alla Corte Militare d’Appello Luca Baiada, il giornalista Roberto Olla e Claudio Fano, ex presidente della Comunità ebraica romana e figlio di una vittima delle Fosse Ardeatine.
(24 ottobre 2019)