Valanga di odio contro la Segre,
la solidarietà di Conte
“Dobbiamo lavorare tutti insieme per scacciare via l’Italia brutta, che si annida purtroppo in quelle centinaia di messaggi che arrivano alla senatrice Segre ogni giorno. Quello è il linguaggio dell’odio. Noi lo dobbiamo scacciare via”. Anche il premier Giuseppe Conte è intervenuto sulla valanga di messaggi razzisti che arrivano ogni giorno alla Testimone della Shoah, documentati dall’Osservatorio Antisemitismo del Cdec in una allarmante relazione condivisa con il quotidiano La Repubblica. Attorno alla senatrice, sottolinea oggi il quotidiano, “la solidarietà bipartisan della politica e l’impegno a fare qualcosa, a cominciare dalla commissione straordinaria in Senato contro intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”.
L’attenzione è concentrata per l’appunto anche sull’imminente dibattito in Senato. La situazione, scrive Repubblica, appare però complessa: “Martedì è fissato il dibattito in Senato. Solo che le proposte sono diventate tre: oltre a quella della senatrice sopravvissuta all’Olocausto, ne hanno presentato una Matteo Salvini e i leghisti e un’altra Forza Italia. Un formidabile testacoda della destra, che non se la sente di strizzare l’occhio agli intolleranti e ai violenti bocciando la commissione, ma pretende di piegarla a suo uso”.
Il rapporto del Cdec è così commentato (sempre su Repubblica) da Gad Lerner: “Per anni ho respinto le amichevoli critiche di Betti Guetta, la coordinatrice dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec, perplessa dalla mia scelta di ignorare gli insulti razzisti che infestano quotidianamente sui social network ogni mio intervento. Denunciarli, pensavo, avrebbe dato importanza a pochi imbecilli, per lo più anonimi. Non volevo far loro pubblicità. E non volevo attirarmi l’accusa di vittimismo. Tanto più che al giorno d’oggi l’ostilità xenofoba si accanisce con maggiore sistematicità contro altre minoranze etniche e religiose. Ma ormai è evidente che mi sbagliavo”.
La Lettura del Corriere anticipa la prima parte dell’introduzione di Emanuele Trevi a un’antologia dedicata a Bernard Malamud. Nel testo si racconta anche l’incontro del suo personaggio Arthur Fidelman, pittore fallito, con gli ebrei romani. Scrive Trevi: “In una memorabile scena ambientata nel vecchio Ghetto di Roma, Fidelman scopre l’esistenza di quella strana razza di ebrei che ai suoi occhi sono i sefarditi. Ma c’è di più. Anche i racconti ambientati a New York pullulano di italiani, degni comprimari degli ebrei. In quelli ambientati in Italia, il trattamento della materia umana si fa ancora più sottile e perspicace, diventando un elemento fondamentale del malinconico affresco antropologico di Malamud”.
“Tra Internet e il Talmud: il segreto di Amazon è in un quartiere ebreo di New York”. È il titolo scelto dall’Espresso per raccontare come a Borough Park, zona ad alta concentrazione chassidica della Grande Mela, si registrino il 7 per cento di tutte le vendite di fornitori terzi sul portale di e-commerce. Racconta il settimanale: “Uomini religiosi che erano abituati a trascorrere gran parte della propria giornata a studiare il Talmud e a pregare e donne che erano abituate a occuparsi tutto il giorno dell’educazione e della crescita dei numerosi figli hanno trovato, grazie a un’azienda che più moderna non può essere, la possibilità di diventare a tempo pieno commercianti di successo”. L’Espresso, incomprensibilmente, tiene a precisare che si tratta di un fenomeno “cresciuto nel silenzio”.
“Il socialismo israeliano dal volto capitalista”. La Lettura del Corriere incontra Ran Abramitzky, docente di Economia a Stanford, che ha scritto un saggio sul kibbutz. Negli Anni Novanta, viene spiegato, “l’attrazione del mondo dall’altra parte della recinzione è diventata forte e le comunità hanno progressivamente perso compagni”. Adesso però questa tendenza si starebbe ribaltando. Sono i giovani in particolare a tornare. “Forse con aspirazioni borghesi (le scuole buone, la piccola comunità tranquilla, i vialetti verdi e senza traffico), di sicuro – si legge – in fuga dall’ingiustizia sociale”.
David Grossman, intervistato da Robinson Repubblica, presenta il suo ultimo libro La vita gioca con me, che racconta tre generazioni di donne: “In questo romanzo – spiega Grossman – racconto le protagoniste che si rifiutano di essere vittime e che cercano di guarire la ferita che passa di generazione in generazione. E forse alla fine sono capaci di provare un sentimento che assomiglia al perdono e alla pietas. Smettono di incolpare l’una l’altra”.
Lo studioso israeliano Dan Diner, in una intervista con l’Espresso, parla di storia e di arte della manutenzione della memoria. Temi cui dà ampio respiro. “Viviamo – afferma – in un periodo di disfacimento della Storia, con la S maiuscola, come è esistita per circa due secoli, l’Ottocento e il Novecento: una struttura che aveva un suo senso e dove era intrinseca l’idea del progresso”.
David Bidussa, sul domenicale del Sole 24 Ore, recensisce L’asino del Messia di Wlodek Goldkorn. “Un libro – spiega – sul confronto intorno alle parole, sulla memoria, sulla fedeltà a se stessi e sull’inquietudine. Ma è anche un libro su come sia complicato fare i conti con ciò che chiamiamo identità”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(27 ottobre 2019)