Not in my Name,
al via il programma formativo

seminaAl centro, come ricorda Saul Meghnagi, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ci deve essere soprattutto una parola: rispetto. Di sé e del prossimo. Una consapevolezza che segna l’avvio dei corsi di “Not in my Name. Ebrei, Cattolici e Musulmani in campo contro la violenza sulle donne”, il progetto per gli studenti delle scuole italiane promosso dall’UCEI presentato a settembre nella sede del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
È proprio il Centro Bibliografico dell’Unione il luogo designato per l’inizio dell’intenso percorso formativo, che ha come scopo quello di prevenire e contrastare questa piaga, anche in attuazione della Convenzione di Istanbul che, come è stato ricordato, “afferma la necessità di interventi educativi mirati”. Un progetto che intende quindi contribuire “alla consapevolezza critica e al depotenziamento di pregiudizi, discriminazioni e violenze di genere attraverso l’affermazione dei valori universali di pace, giustizia, rispetto e amore per l’altro di cui sono portatori i tre monoteismi”. Un messaggio positivo, condiviso con la Comunità Religiosa Islamica Italiana e con l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, partner di questa iniziativa che è sviluppata sotto l’egida del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Una trentina i ragazzi presenti oggi al Centro Bibliografico UCEI per la prima di una serie di giornate di riflessione e confronto seguendo il programma ideato da Domitilla Melloni e Raffaella Di Castro. Un percorso “per le competenze trasversali e l’orientamento” che si rivolge alle nuove generazioni di un Paese che, sottolineava Meghnagi nel suo saluto, è ancora alle prese con tematiche complesse e irrisolte. “Dall’epoca di Cavour, dal ‘libera Chiesa in libero Stato, son passati diversi anni ormai. Un lungo processo, ancora in corso, con cui siamo chiamati a confrontarci nella vita di ogni giorno. C’è differenza tra laicità e ateismo. Così come tra osservanza religiosa stretta e visione integralista della vita. Temi su cui – ha detto Meghnagi – molto spesso manca la necessaria chiarezza”.
La violenza sulle donne, tema di questo progetto, è parte integrante dell’errata percezione. “Si tratta di un fenomeno con radici storiche di cui siamo consapevoli. Ciò non significa però che si tratti di un qualcosa di immutabile. Anzi, tutt’altro. È fondamentale – ha detto Di Castro – che le religioni facciano i conti con questo problema”.

(28 ottobre 2019)