L’annuncio di Franceschini:
“Presto i 25 milioni per il Meis”

“Il lavoro per recuperare i 25 milioni di euro necessari per il completamento del progetto edilizio del Meis è a buon punto. Spero di poter dare l’annuncio in un tempo ragionevolmente breve”.
È un veloce ma significativo intervento quello tenuto ieri sera dal ministro Dario Franceschini, ospite d’onore della firma del protocollo d’intesa tra Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara e Parco archeologico del Colosseo. Una collaborazione prestigiosa, fortemente voluta dal ministro, che si prefigge di realizzare, è stato annunciato, “progetti di ricerca e valorizzazione condivisi, scambio di professionalità, strategie di comunicazione digitali integrate finalizzate alla conoscenza della storia dell’ebraismo a partire dalla distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito”.
“Il protocollo è stato fortemente voluto dal ministro Franceschini e anche il Parco archeologico del Colosseo si pone come obiettivo che le due istituzioni diventino sempre più luoghi in dialogo con i cittadini, aperti e inclusivi. Un laboratorio di idee e riflessioni che stimoli il dibattito sull’ebraismo e mostri il valore del confronto tra culture diverse” ha sottolineato la direttrice del Parco Alfonsina Russo. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Meis Dario Disegni, che ha affermato: “La convenzione consentirà di sviluppare una feconda collaborazione tra le due istituzioni, al fine di divulgare e valorizzare la presenza degli ebrei nell’antica Roma. Una comunità che si è distinta per la sua resilienza e per la sua forte identità, nonché il rilievo che alcune aree archeologiche rappresentano per la storia dell’ebraismo italiano”.
Uno sguardo al passato e una prospettiva viva e tangibile di futuro, con l’avvio imminente del nuovo lotto di lavori. “La fase più propriamente operativa della vita del Meis, dopo alcuni anni di intensa elaborazione culturale e di progettazione dello straordinario complesso architettonico che sorgerà accanto all’edificio del vecchio carcere dismesso e restituito mirabilmente a nuovo fulcro di vita culturale – ha ricordato Disegni – può essere datata al 13 dicembre 2017, quando, alla presenza del Presidente della Repubblica e con l’intervento del ministro Franceschini, venne inaugurata la prima grande esposizione dal titolo ‘Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni’, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla”.
L’inizio di un percorso proseguito con un’altra mostra di successo, dedicata al Rinascimento in una prospettiva ebraica, da poco conclusasi. E che ora si apre a nuove sfide di racconto e divulgazione. “Il Meis – ha spiegato il direttore Simonetta Della Seta – è un luogo vivo, che sta crescendo nei contenuti e negli spazi. Da questa settimana si inizierà a edificare il primo edificio moderno. Subito dopo ci aspettiamo il completamento del museo, con la realizzazione degli altri quattro edifici a ricalcare simbolicamente i libri della Torah. Sorgerà un grande complesso, per un museo narrativo ed esperienzale che sta già dando e continuerà a dare lustro agli oggetti e alle testimonianze dell’Italia ebraica. Il segno tangibile di oltre 2mila anni di presenza in questo Paese”. Ha poi aggiunto Della Seta: “Le persone che ci visitano ci riconoscono come luogo che offre strumenti e speranza per l’accoglienza, il confronto e la conoscenza del diverso. Per noi si tratta di una missione fondamentale, che è collegata al racconto dell’ebraismo italiano e della sua lunga storia”. A concludere l’evento una lectio dedicata agli ebrei nell’antica Roma del professor Fausto Zevi.

a.s twitter @asmulevichmoked

L’intervento del presidente del Meis Dario Disegni

Signor Ministro, Autorità, Signore e Signori,
per il Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, istituito nella città di Ferrara dal Parlamento della Repubblica con una legge approvata all’unanimità, è un vero privilegio potere oggi sottoscrivere questo significativo Protocollo d’Intesa con il Parco Archeologico del Colosseo, il cui Direttore desidero ringraziare di cuore per la straordinaria disponibilità e amicizia dimostrata.
La Convenzione che tra poco firmeremo consentirà di sviluppare una feconda collaborazione tra le due Istituzioni, al fine di divulgare e valorizzare la presenza degli Ebrei nell’antica Roma, una comunità che si è distinta per la sua resilienza e per la sua forte identità, nonché il rilievo che alcune aree archeologiche rappresentano per la storia dell’Ebraismo italiano.
Una storia, la cui narrazione rappresenta l’obiettivo principale assegnato al Meis, che si caratterizza come un importante polo culturale deputato a far conoscere la vita, il pensiero e la cultura dell’Ebraismo italiano dalle sue origini al presente, includendo, con un’attenzione speciale, il periodo delle persecuzioni e della Shoah nell’esperienza specifica degli Ebrei italiani, ma anche come luogo aperto e inclusivo, un laboratorio di idee e di riflessioni che racconti che cosa significa essere una minoranza, stimoli il dibattito sull’Ebraismo, sul suo futuro in Italia e sul valore del dialogo e dell’incontro tra culture diverse.
La fase più propriamente operativa della vita del Meis, dopo alcuni anni di intensa elaborazione culturale e di progettazione dello straordinario complesso architettonico che sorgerà accanto all’edificio del vecchio carcere dismesso e restituito mirabilmente a nuovo fulcro di vita culturale, può essere datata al 13 dicembre 2017, quando, alla presenza del Presidente della Repubblica e con l’intervento del Ministro dei Beni Culturali Franceschini, venne inaugurata la prima grande esposizione dal titolo “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla.
In linea con la missione affidata al Museo, la scelta effettuata è stata quella di dedicare l’esposizione iniziale del Museo non alla Shoah, dal momento che essa rappresenta uno degli ultimi, tragici, capitoli di quella che in realtà è una vicenda storica che si svolge lungo duemiladuecento anni, bensì al primo millennio della presenza ebraica in Italia, un periodo di straordinaria rilevanza e interesse, pressoché sconosciuto al grande pubblico.
La mostra ha preso le mosse dagli albori della presenza ebraica tra Roma e il Meridione della penisola, dall’Età romana al Medioevo, presentando l’arrivo ‒ in parte spontaneo, in parte forzato ‒ degli Ebrei in Italia, e quindi il radicamento e l’integrazione di una minoranza fra le minoranze, l’unica a permanere e a non farsi assimilare, prima durante l’Impero romano poi sotto il potere della Chiesa, e a sviluppare una sua specificità rispetto all’Ebraismo negli altri Paesi.
È proprio il passaggio da Gerusalemme a Roma di quel primo nucleo di Ebrei che vi si spostano per motivi lavorativi e di commercio e che vengono raggiunti dopo il 70 da migliaia di schiavi o prigionieri, condotti con le spoglie del Tempio distrutto e legati a doppio filo nella costruzione del Colosseo, uno degli aspetti centrali della mostra. Ricca di reperti archeologici preziosi, documenti e ricostruzioni, l’esposizione, ora rielaborata in un percorso permanente ospitato dal Museo, ha potuto contare su interlocutori di grande prestigio, tra i quali un ruolo particolare è proprio quello che spetta al Parco Archeologico del Colosseo.
Il cammino avviato dalla narrazione del primo millennio è proseguito con il capitolo successivo della vicenda storica degli Ebrei in Italia, rappresentato dalla significativa mostra presentata quest’anno, a cura di Giulio Busi e Silvana Greco, dal titolo “Il Rinascimento parla ebraico”, che ha affrontato il ruolo degli Ebrei italiani nella costruzione dell’avventura culturale e artistica di Umanesimo e Rinascimento.
Grazie all’ausilio degli straordinari capolavori esposti, ne è emersa la suggestione che, senza lo scambio di temi intellettuali provenienti dall’Ebraismo, anche la storia dell’arte e della società italiana sarebbero state diverse e che è giunto quindi il momento di riconoscere il debito della civiltà rinascimentale e della cultura italiana nei confronti dell’Ebraismo.
A partire dal prossimo anno il Meis affronterà poi, attraverso altre importanti mostre in preparazione, l’epoca dei Ghetti e dell’emancipazione, per giungere infine, per fasi successive, al Novecento, alla tragedia della Shoah e alla condizione ebraica in Italia nel dopoguerra.
Questo quindi il ruolo che un Museo Nazionale di storia degli Ebrei in Italia intende svolgere: essere un centro vivo e pulsante di cultura, che, attraverso una ricca attività, non solo espositiva, ma anche convegnistica, di ricerca, di dialogo e di confronto, di attività educative e laboratori per le scuole, si prefigga l’obiettivo di suscitare riflessioni sul passato e, per ciò stesso, sul presente in cui viviamo e sul futuro che siamo chiamati a costruire.

Dario Disegni, Presidente Meis

(29 ottobre 2019)