“Via Elio Toaff, l’omaggio
a un uomo ancora vivo”
“È una giornata storica non solo per la Comunità ebraica ma per tutta la città. Il rabbino Toaff ha segnato in maniera indelebile la nostra storia, con il suo esempio e la sua apertura mentale ha influenzato tutti noi. Oggi riconoscere in maniera simbolica questa persona è un passo importante anche per consolidare ancora di più il legame tra Roma e la comunità ebraica”.
Non nasconde l’emozione Virginia Raggi, sindaca della Capitale, nel giorno dell’intitolazione di un pezzo di via del Tempio, nella parte compresa tra via Catalana e via del Portico di Ottavia, alla memoria del rav Elio Toaff. In centinaia, tra cui molti giovanissimi, si sono ritrovati nel cuore del quartiere ebraico, a pochi passi dall’abitazione e dall’ingresso della sinagoga. I luoghi dell’immenso Maestro che di Roma fu rabbino capo per mezzo secolo.
“Oggi celebriamo un grande italiano. Una storia di resistenza a tempi difficili e poi di ricrescita e rinascita, attraverso la difesa dei valori ebraici. L’intitolazione odierna è un segno molto significativo di volontà comune” sottolinea la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello. “A Roma molte strade sono dedicate a papi, cardinali, santi. Questa è la prima che viene dedicata a un rabbino. Un rabbino che ha segnato un secolo. Uomo del dialogo, ma anche dai principi fermi. Un uomo che ha dato dignità alla Comunità e alla città” osserva poi il rav Riccardo Di Segni. Gratitudine che la città gli rivolge anche attraverso l’intervento del professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che dice: “Questa targa fa stare in mezzo a noi un uomo che è ancora vivo”. Amarezza è invece espressa per un Paese, l’Italia, che a detta del professore finora sarebbe stato “avaro di riconoscimenti”. Anche Sabrina Alfonsi, presidente del Municipio Roma I, ne loda la figura e la sua proiezione universale: “Un uomo del dialogo”. Cantano i bambini degli asili infantili che portano il suo nome e della scuola ebraica. Un omaggio, spiega Dureghello, che al rav Toaff sarebbe piaciuto. Conclude la cerimonia un ricordo del figlio Ariel, che proietta i presenti in una dimensione più intima, familiare. È quella gioviale di un uomo capace di una battuta dissacrante e con la mente spesso rivolta alla città d’origine, Livorno, dove ha scelto di tornare dopo la morte.
(31 ottobre 2019)