Antirazzismo selettivo
“Bene il contrasto all’antisemitismo, ma questa commissione è volta alla censura politica”. Queste parole espresse dagli esponenti di Fratelli d’Italia, sono un po’ il sunto del perché la destra si sia astenuta sulla mozione approvata in Senato per l’istituzione di una commissione per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Una commissione che anche giornalisticamente viene erroneamente abbreviata in “commissione sull’antisemitismo”. Oltre le polemiche che ne sono scaturite, sarebbe interessante comprendere perché soprattutto la destra operi una così netta distinzione tra antisemitismo ed odio razziale verso altre minoranze.
L’uso così diffuso di un termine specifico per descrivere l’odio antiebraico è dovuto sicuramente a radici e motivazioni storiche. Per quanto le persecuzioni nazi-fasciste furono dirette anche nei confronti di altri popoli, come quello Rom, la distruzione del popolo ebraico era il principale obbiettivo di Adolf Hitler. Generalmente per altri odi e razzismi particolari si usa il suffisso -fobia (paura), il prefisso anti-, sempre dal greco, significa “contro”, e nel linguaggio comune tali termini vengono usati esclusivamente per gli ebrei e per i Rom (antiziganismo). L’antisemitismo descrive sicuramente un fenomeno specifico che non è assimilabile storicamente e socialmente ad altri tipi di razzismo, ma abusarne per contraddistinguerlo da questi ultimi rischia di mettere gli ebrei nella percezione comune su un piano diverso da altre minoranze. Una distinzione questa caratteristica della destra ma forse anche di una parte della sinistra radicale che per ragioni politiche non ritiene gli ebrei un gruppo da difendere. Così che si potrà essere razzisti ma non antisemiti, antisemiti ma non razzisti, o antirazzisti ma avercela un po’ con i Rom. L’antirazzismo dovrebbe già includere il contrasto all’antisemitismo, e parlare solo di antisemitismo e non di razzismo è un non sense. In Italia l’odio razziale – con aggressioni, minacce, attacchi verbali sui social networks o nella vita reale – colpisce gli ebrei quanto altre minoranze. L’invito da parte di un partito a contrastare l’odio razziale solo se diretto verso una parte dei soggetti colpiti, non sembra un sostegno verso questi ultimi, ma piuttosto assomiglia ad un tentativo di non erodere troppo la propria propaganda e il proprio bacino elettorale.
Francesco Moises Bassano