Setirot – L’abisso a pochi passi

stefano-jesurumChecché ne pensi qualcuno, raramente Setirot si occupa di politica in senso stretto e/o “partitico” (sfido chi dissentisse a portare prove con testi e date). Ma dopo il fiume di parole (?) seguite alla proposta – approvata a maggioranza – di una commissione su razzismo, antisemitismo eccetera firmata da Liliana Segre non mi riesce davvero di tacere. Intanto mi domando come si sia ridotta una parte della società ebraica italiana – sempre più arduo definirci comunità dopo gli scambi sui social di questi giorni. A quale infimo livello siamo arrivati. A quanto i dettami della nostra tradizione e della nostra cultura (vissuta religiosamente, laicamente o perfino da atei poco importa) siano stati bellamente buttati a mare e sostituiti da irrazionali e sostanzialmente pagane “passioni” di incubotica paura e demonizzazione dell’Altro. A come la memoria abbia scotomizzato i fascisti che vennero ad arrestare i nostri nonni e i nostri genitori, i medesimi fascisti di cui oggi fanno l’apologia non pochi di coloro che ispirano e diffondono i vergognosi attacchi alla “senatrice ebrea”. E ancora: mi chiedo quando i nostri vertici istituzionali e morali diranno un secco, chiaro, definitivo «basta!» a chi fomenta il clima di ormai vero e proprio odio intra-ebraico. Certo, qualche voce tra i nostri Maestri si leva, ma che cosa dobbiamo ancora sopportare dopo lo sterco gettato a piene mani su Liliana e sui suoi figli? Qualcuno si rende conto che l’abisso è a pochi passi? Vogliamo veramente innalzare tra noi un muro non più scavalcabile?
A proposito, ricordo ciò che disse Pier Luigi Bersani, certamente non un pericoloso e violento sovversivo, alla trasmissione Otto e mezzo commentando le frasi mostruose, agghiaccianti gridate dagli attivisti legofascisti radunatisi per “accogliere” Carola Rackete, comandante della SeaWatch3. Affermò che era preoccupato perché il clima era tale per cui se lui fosse stato presente sarebbe “scappato il cazzotto”. Ecco, inviterei a fermarsi prima delle sberle.

Stefano Jesurum, giornalista