A 30 anni dalla caduta del Muro
“Libertà conquista da difendere”

“Mi auguro che la lezione della storia sia così forte da impedire orrori simili: qui sono cadute persone che non si potevano muovere in libertà e questo è un elemento da ricordare con forza”.
È il messaggio che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto condividere alcuni anni fa in visita al memoriale del Muro di Berlino. La prima missione all’estero di un presidente che, durante il suo mandato, ci ha abituato con le sue parole e con i suoi gesti a volgere un pensiero non superficiale ai valori fondamentali che plasmano l’identità europea contemporanea. Un discorso che vale per la celebrazione dell’unità tedesca come per tutto quel che attiene la difesa della Memoria consapevole e il suo ruolo di orientamento valoriale nella società. La Germania quindi come simbolo di tenebra ma anche di luce, rinascita, riunificazione. Il tassello decisivo per l’implementazione del grande sogno di fratellanza tra i popoli che nasce sulle ceneri della Shoah e che ha nell’identità ebraica viva uno dei suoi presidi inalienabili. Un contributo che proprio dal crollo del Muro, in questo trentesimo anniversario alle porte segnato da molti interventi di qualità anche sulla stampa italiana, ha trovato nuovo slancio. L’ebraismo tedesco è oggi la più vitale delle comunità europee. Minacciato, talvolta mortalmente, come dimostra il recente attentato alla sinagoga di Halle. Ma certo non intenzionato in alcun modo ad alzare bandiera bianca ma anzi, al contrario, a costruire futuro e a condividere il proprio bagaglio di ideali, sogni e speranze con tutte le anime del Paese. Racconta anche questo “Il giorno della libertà”, la trasmissione in onda domani su Raitre in seconda serata, condotta da Paola Severini Melograni con la regia di Luca Verdone. Tra le molte voci che caratterizzano l’approfondimento anche quella di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ricorda come dalla caduta del Muro in poi gli ebrei tedeschi abbiano conosciuto una nuova epoca d’oro, anche con l’apporto dei tanti correligionari venuti da Est. Da quella parte di Germania fino ad allora esclusa dall’Occidente, ma anche dai molti che dalla Russia hanno scelto di emigrare a Berlino e dintorni. Oggi, sottolinea Di Segni, la Germania è vista anche dal mondo ebraico come un Paese dinamico, in pieno sviluppo, capofila d’Europa. E ciò, si ricorda, anche con il contributo dei tanti cittadini israeliani che hanno scelto la Capitale tedesca per vivere, studiare, lavorare. 
La trasmissione, le cui riprese si sono svolte al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps e in particolare nella Sala Grande del Galata, è arricchita da vari momenti artistici. Volti del giornalismo e della cultura sviscerano inoltre il significato del trentesimo anniversario, portando all’attenzione del pubblico anche qualche ricordo personale. L’ambasciatore tedesco Viktor Elbling apre e chiude la trasmissione con due interventi. La libertà, ricorda il diplomatico, è un processo in divenire e che ha bisogno dell’aiuto di tutti. “Non la si raggiunge mai al cento per cento. È un lungo percorso, ma sono ottimista”. 
Fu un giornalista ebreo nato a Firenze, Riccardo Ehrman, a dare l’annuncio del crollo del Muro con un flash trasmesso dall’agenzia Ansa. Ehrman, classe 1929, figlio di immigrati polacchi giunti in Italia negli Anni Venti, era corrispondente a Berlino Est. Fu lui a chiedere a Gunter Schabowski, ministro della Propaganda e Membro del Politburo, se era corretto l’annuncio della prossima liberalizzazione dei viaggi tra Est e Ovest. “Abbiamo preso una nuova decisione, in base alla quale i cittadini potranno varcare liberamente la frontiera della Rdt senza necessità di passaporto o di visto” risposte il ministro. “Anche per l’Occidente?”, chiese Ehrman. “Si, tutte le frontiere” assicurò Shabowski. “Da quando?”. “Per quel che ne so, da subito, da questo momento”. Il flash di Ehrman, dal titolo “Rdt: crolla il Muro di Berlino”, fu messo in rete alle 19.31.
Sono ore di grande attesa, in Germania, per i festeggiamenti organizzati per domani a Berlino. Sul palco salirà anche il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, con un messaggio alla nazione che è facile immaginare sarà rivolto all’Europa tutta. Intervenendo davanti alla sinagoga di Halle, in ottobre, Steinmeier aveva parlato di giornata “di vergogna e infamia”. Quella di domani sarà una riflessione di ben altro tenore. Non un attentato, non vittime appena assassinate da piangere, ma il ricordo di una svolta epocale arrivata comunque dopo decenni di sofferenze e lutti. Nel “Giorno della libertà” l’occasione per lanciare un nuovo monito contro chi ancora oggi, in Germania e nell’Europa intera, cerca di minare il sacro valore della convivenza pacifica.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(8 novembre 2019)